sabato 25 settembre 2010

Il Monumento al Guerriero Sannita: un'allegoria autocelebrativa del Sindaco e nulla più!!!

La lettura dei molteplici interventi sulla stampa relativi alla statua del Guerriero Sannita (dalle parole del sindaco durante l’inaugurazione, alle successive prese di posizione di una parte della minoranza prima e del consigliere Di Biase poi, di Don Maurizio Sperandeo, parroco della Chiesa di San Giorgio Martire, e di Lorenzo Lommano leader della Lega Sannita) mi impone di rendere noto, come Responsabile Campania Rete Rose Rosse nonché appassionata cultrice della storia antica e dell’archeologia, il mio totale dissenso alla collocazione della statua e di fare alcune considerazioni di carattere storico, sociale e politico.

La prima considerazione è relativa all’epigrafe posta sul basamento della statua: “A rammentare la civiltà di un popolo fiero e combattivo eroicamente proteso a costruire la propria dignità e a lottare per la libertà rievocandone gesta, splendori e tradizioni, con l'anelito verso un futuro sempre più rasserenante e armonioso a futura memoria il Sindaco e l'Amministrazione comunale posero.”Per sfortuna del sindaco e dell’Amministrazione comunale, le mie competenze storico – artistico – archeologiche (sono laureata in lettere classiche con indirizzo archeologico e per anni mi sono occupata di beni culturali) mi inducono ad affermare che il suddetto testo è difficilmente condivisibile.

Infatti, la caratteristica che salta più all’occhio nell’assetto sociale, politico ed economico dei Sanniti, prima della fierezza e della combattività, è il grande senso della comunità e della democrazia.

Nella società sannita non esistevano i grandi ricchi da un lato e i poveri dall’altro, vi era, al contrario, la cultura della suddivisione dei beni: le ricchezze dei possidenti venivano ripartite tra tutta la popolazione, e tutto ciò ha indotto gli storici ad indicare il senso della comunità, al di là degli individualismi dei singoli, come caratteristica fondamentale della popolazione sannita. A ciò si deve aggiungere l’assenza nella società sannita degli schiavi e l’assoluta libertà dei singoli di parlare apertamente di ogni problematica della comunità con i propri capi durante le assemblee.

Lo stesso guerriero sannita, soggetto del monumento in questione, deve essere inteso con caratteristiche diverse da quelle indicate dall’epigrafe, o, meglio, non può essere totalmente e assolutamente identificato con le caratteristiche espresse dall’epigrafe.

Mi spiego: i combattimenti che i sanniti erano soliti fare durante feste e i banchetti oppure durante celebrazioni commemorative di persone importanti per la comunità, erano in origine solo giochi di combattimento e si concludevano, solitamente, con la messa a terra dell’avversario e la premiazione con un cinturone, similmente a come si fa oggi nel pugilato.

Solo dopo l’incontro – scontro con i Romani il grande senso della comunità e dell’unità, il grande senso dei valori familiari e religiosi dei sanniti si arricchì dell’aspetto della forza militarmente intesa e si creò la Lega sannitica, ovvero una forma di difesa stabile contro le minacce militari esterne.

Con questo intendo dire che l’aspetto della combattività volta a costruire la propria dignità e l’aspetto dell’eroismo sono caratteristiche sicuramente non accessorie ma che emergono nell’animo dei sanniti solo nel momento in cui si verifica la minaccia esterna di Roma alla loro unità di popolo e alla loro democrazia interna.

Mi sembra chiaro e palese, quindi, che queste caratteristiche di eroismo e di combattività possano essere state utilizzate strumentalmente dall’amministrazione comunale di San Giorgio del Sannio per celebrare la fine della consiliatura e per conservare nel tempo, con un segno esteriore e non con un’amministrazione che ha lasciato il segno, il decennio di governo cittadino.

E questa strumentalizzazione è palese ancora di più se consideriamo che l’inaugurazione del monumento si è svolta durante quella che viene definita come una manifestazione storica di San Giorgio, la Festa dello sport, giunta alla decima edizione come dieci sono gli anni dell’amministrazione Nardone, alla presenza dei alcuni membri dell’Associazione “San Giorgio e i suoi comuni”, guarda caso invitati a San Giorgio del Sannio proprio in quei giorni per celebrare la loro assemblea.

Che il Sindaco si riconosca personalmente in questo ardimentoso guerriero sannita?

Può darsi, visto anche che, se non ricordo male, a suo dire per radicare l’attaccamento al territorio e l’amore per il proprio paese, qualche anno fa aveva anche introdotto un contributo comunale a tutti i genitori che avrebbero chiamato Giorgio uno dei propri figli e che aveva introdotto un esempio della cosiddetta finanza creativa consentendo, dietro pagamento di una somma anche ingente, ai cittadini che lo volessero, di mettere il proprio nome o quello di un proprio congiunto ad una strada del paese!!!

Peccato, però, che per incarnare veramente lo spirito del popolo sannita sembrano essere in lui piuttosto carenti alcune caratteristiche come ad es. l’attenzione alle politiche della famiglia (con riferimento particolare agli anziani che in tutte le comunità antiche hanno sempre avuto un ruolo importantissimo mentre verifichiamo quotidianamente che a San Giorgio vengono molto scarsamente assistiti), alla democrazia partecipata (ricordiamo che i consigli comunali si tengono tutti al mattino, proprio quando la maggior parte dei cittadini è impossibilitata a partecipare per motivi di studio o di lavoro), all’assistenza alle categorie meno abbienti (che a causa della crisi aumentano sempre più di numero ma a San Giorgio sono considerati problemi accessori rispetto all’approvazione del PUC ad es, alla Notte Bianca costata decine e decine di migliaia di euro o alla collocazione Monumento stesso al Guerriero Sannita, che sicuramente non è avvenuta a costo zero).

Per concludere, mi pare di poter dire, e senza tema di smentita, che il Monumento, al di là dell’epigrafe e al di là della necessità, ipotizzata dal leader della Lega Sannita, di migliaia e migliaia di cittadini sanniti di riappropriarsi del proprio territorio tornando a diventarne i padroni, possa essere definito solo ed esclusivamente come un allegoria autocelebrativa della consiliatura che ormai sta finendo, un simbolo che, peraltro, ha anche, secondo me, uno scarso valore stilistico ed artistico, rispetto ad es. al bellissimo Guerriero Sannita di Guastalla che troneggia nella piazza principale di Pietrabbondante (Is).Auspico, nell’interesse vero della cittadinanza, che dalle urne della prossima primavera possa uscire un sindaco con una sensibilità così spiccata da decidere di rimuoverlo e magari anche di donarlo al suo predecessore come arredo da giardino.

1 commento:

  1. Gentile Dott.ssa Elvira Santaniello,
    ho letto il suo post, relativo alla statua del guerriero a San Giorgio del Sannio; a riguardo vorrei esprimere una mia considerazione che esula da questioni politiche o stilistiche dell’opera, ma che invece focalizza l’attenzione su alcuni punti storici da lei citati che mi trovano non completamente d’accordo. Nel suo post afferma “l’assenza nella società sannita degli schiavi”, ma in realtà la schiavitù esisteva, solo che non era molto praticata da parte dei Sanniti per via della loro organizzazione sociale, che comunque lei ha compiutamente descritto.
    Inoltre dalle sue affermazioni sembrerebbe che i Sanniti fossero stati un popolo pacifico ed avverso alla guerra; infatti in merito lei sostiene che “Solo dopo l’incontro – scontro con i Romani il grande senso della comunità e dell’unità, il grande senso dei valori familiari e religiosi dei sanniti si arricchì dell’aspetto della forza militarmente intesa e si creò la Lega sannitica, ovvero una forma di difesa stabile contro le minacce militari esterne”; ma anche questa volta mi trovo in disaccordo, perchè la Lega Sannitica (o Confederazione Sannita), esisteva già all’epoca delle guerre contro gli Etruschi e contro le colonie greche (periodo in cui i Sanniti erano alleati con i Romani) per il controllo dell’Agro Campano. Basti pensare che prima dello scontro con i Romani i Sanniti effettuarono una vera e propria espansione attraverso violente conquiste ai danni degli etruschi e delle colonie greche; Tale espansione ebbe successo proprio grazie alla loro risolutezza e tenacia dei Sanniti ed al fatto che essi erano in possesso di un numeroso esercito ottimamente addestrato ed armato: addirittura i Sanniti erano in grado di schierare in poco tempo 80000 soldati di fanteria e 8000 cavalieri. La loro espansione militare li portò sempre più vicini al Lazio, dove era in ascesa la potenza Romana. Inizialmente tra le due potenze fu siglato un trattato che sanciva le loro rispettive aree territoriali di influenza, e il fiume Liri ne era il limite fisico, per moltissimi anni tale patto fu rispettato, ma poi i Romani iniziarono a temere la potenza Sannita e sfruttarono la richiesta di aiuto dei Campani per rompere il trattato.
    Quindi per concludere i Sanniti non furono un popolo pacifico, ma guerrieri valorosi e ben organizzati (già prima dello scontro con i Romani), tanto da vantare persino la presenza di guerrieri d’elite, che erano votati al sacrificio supremo pur di difendere il proprio popolo: tale corpo era la “Legio Linteata”.

    Cordiali Saluti, Massimo Clemente

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