domenica 19 settembre 2010

Alcune considerazioni sulla situazione delle scuole italiane in tema di sicurezza

All'inizio del 2003, dopo la tragedia di San Giuliano di Puglia, fu promulgata una ORDINANZA PER LA MESSA IN SICUREZZA DI TUTTI GLI EDIFICI SCOLASTICI che prevedeva la scrittura di un nuovo schema di leggi, controlli a tappeto sulla stabilità degli edifici scolastici ed intervcenti mirati per i casi più gravi.

Nel 2008 però,accade un altro evento luttuoso: la caduta di una controsoffittatura in un'aula del Liceo Darwin di Rivoli (To) provoca la morte di un ragazzo e il ferimento grave di un altro.

L'Ordinanza, allora, non è stata applicata?

PEGGIO, L'ORDINANZA NON E' ENTRATA MAI IN VIGORE perchè l'impegno è stato prorogato da un govrno all'altro per SEI anni!!!
Quindi di fatto si finisce per fare riferimento ad una legge del 1974.

All'indomani della tragedia di Rivoli, la Gelmini annuncia l'immediata convocazione "dell'Osservatorio sull'edilizia scolastica", un "censimento di tutti gli edifici scolastici" e cospicui finanziamenti per la messa in sicurezza delle scuole: 8 miliardi di risparmi provenienti dalla Finanziaria.
Tuttavia, per ammissione della stessa Gelmini, non ci sono soldi per realizzarla, quindi, bisogna far capo ai dati che sono disponibili.

Ovvero: fino al 1993, gli unici che censivano lo stato di salute degli edifici scolastici sono gli impiegati del ministero della Pubblica istruzione. Nel 1994, cioè quasi tre lustri fa, il deputato Nadia Masini presenta un disegno di legge sull'edilizia scolastica che viene approvato due anni dopo: nel 1996. "Il Ministero della pubblica istruzione - prevede la legge - realizza e cura l'aggiornamento (...), con la collaborazione degli enti locali interessati, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del patrimonio edilizio scolastico". Per realizzarla "è autorizzata la spesa di lire 20 miliardi per il 1995 e di lire 200 milioni annui a decorrere dal 1996". Soldi che vengono spesi tutti.
Nel 2003 l'anagrafe viene affidata a una società privata che si aggiudica l'appalto per 750 mila euro. Ma dura poco: due anni dopo la gestione torna al ministero che per 250 mila euro affida la raccolta delle informazioni ad un'altra azienda. A conti fatti, l'intero censimento è costato oltre 12 milioni di euro. Ma con quali risultati? Pochi. Le banche dati oggi a disposizione del ministero sono addirittura tre. Quella gestita fino al 2004 dal ministero stesso, ormai data. Quella derivante dalla legge Masini, con un elevatissimo livello di dettaglio (dati relativi alla singola classe), ma a quanto pare non attendibile, e una terza anagrafe lanciata dal capo del dipartimento Programmazione, Giovanni Biondi, lo scorso 18 febbraio, dati, questi che, però, dal 2004 ad oggi non sono stati per nulla aggiornati.

E intanto, le scuole fuorilegge sono almeno la metà delle scuole italiane!

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