martedì 27 marzo 2012

La Prima Comunione: business o momento di fede?

Ieri i miei figli, come ogni martedì, sono andati al catechismo.
Eh sì, mancano due mesi alla Prima Comunione e sono un pò emozionati.
Quando sono rientrati sventolavano tra le mani un fogliettino e mi hanno detto che era un avviso per me.
L'ho letto e mi sono cadute le braccia: era la nota spese per la cerimonia in Chiesa.
Abito euro 40, 2dvd + 10 foto euro 80, addobbo floreale per la Chiesa euro 12+ euro 5 per il giglio da portare in mano. Il tutto da pagare in due rate, una prima rata di 50 euro ad aprile e la seconda a maggio, e con uno sconto del 50% sulla seconda quota nel caso in cui a fare la Prima Comunione siano due fratelli.

Francamente sono rimasta alquanto sconcertata, dall'uso della parola "costo" in particolare.
Ebbene sì, sul bigliettino c'è scritto: "La cerimonia comporta dei costi".

Mi sono chiesta: se la parola "costo" significa, come da dizionario, "il prezzo pagato o associato ad un evento commerciale o ad una transazione economica", vuol dire il bene o servizio associato al costo me lo sto comperando?
Ma la Prima Comunione, prima di essere un bene o un servizio, non è un Sacramento?
Sicuramente non è solo un Sacramento ma anche uno spettacolo, visto che dobbiamo creare una location adatta attraverso addobbi floreali e perpetuarne il ricordo non con uno ma addirittura con due DVD, nonchè un business, visto che questi servizi non vengono indicati come eventuali, accessori e, soprattutto discrezionali, rispetto alla Cerimonia, ma come parte integrante di essa.

Quale, dunque, la mia riflessione di genitore su tutto questo?
Io cerco di educare i miei figli con certi valori morali,il rispetto delle cose e delle persone, la sobrietà, l'eguaglianza, e poi, scopro che tutto il resto, che la società è più forte di me. E questo non è morale. Il denaro, la televisione, il potere, persino la religione sono diventate qualcosa di diverso. Tutto è diventato un business, anche la prima comunione!

A metà ottocento, Henry Thoreau, un grande filosofo e scrittore statunitense, scriveva: “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”.
Oggi, alla luce di quanto ho raccontato e alla luce, soprattutto del nostro stile di vita tutto centrato sull’incentivazione del consumo ad ogni costo, anche al di là delle reali possibilità delle persone e delle comunità, questo ci potrebbe sembrare un punto di vista impensabile, persino un po’ utopico.
Tuttavia, io sono convinta che la sfida è fare scelte coraggiose, essere consapevoli che le nostre azioni possono “spostare” scelte compiute da alcuni a discapito di molti.

E fare queste scelte coraggiose non è certo facile: da bambina sono cresciuta nell’abbondanza e l’idea avere meno cose, lo confesso, fino ad un pò di tempo fa mi spaventava. Tuttavia, oggi che sono mamma sento tutto il peso e la difficoltà di educare i miei figli e, in un mondo votato al consumismo sfrenato, in cui gli economisti gli economisti affermano che soltanto incrementando i consumi, costruiremo un'economia sana e vincente, è necessario fare delle scelte.
Mi sono posta come obiettivo quello di educare i miei bambini alla sobrietà, alla semplicità di vita, perché mi sono resa conto nel tempo che una vita troppo piena di cose lascia meno spazio alle persone, alla natura e alla riflessione interiore.

Più volte mi sono trovata davanti alla domanda imbarazzante dei miei figli, che, avendo confrontato il nostro stile di vita con quello di altri, chiedevano: "mamma, ma noi siamo poveri?"
È stato complesso spiegare loro, visto che hanno solo 9 anni, che non siamo poveri, perché abbiamo tutto ciò che è essenziale alla vita e anche un po’ di superfluo, ma cerchiamo di sprecare il meno possibile, per rispetto del mondo in cui viviamo e delle persone che stanno peggio di noi.
E' chiaro, però, che prima di far diminuire in loro l'interesse per i beni materiali, è necessario farli “innamorare” di qualcosa di più importante: la natura, l’amicizia, le relazioni umane, l'uguaglianza, l'amore, tutto quel variegato mondo, insomma, che il possesso delle cose spesso ci tiene lontano.

Io lo sto facendo e lo faccio quotidianamente, e dalla Chiesa mi aspetterei altrettanto. Ma, a quanto pare, l'antico adagio relativo ai preti, "fate quello che dico io ma non quello che faccio io", è ancora assolutamente valido!!!

venerdì 23 marzo 2012

Permettete una domanda?

Stamattina mi sono svegliata con questo interrogativo: che senso hanno l'associazione di Protezione Civile, la partecipazione al Giro d'Italia, la scuola a indirizzo musicale, l'ora della terra, la raccolta degli oli esausti, e tante altre cose qui a San Giorgio, se la comunità gradualmente muore dentro e fuori?
Ci lasciamo uccidere dall'amianto, dalla monnezza, dall'alcolismo giovanile, dallo spaccio di droga, dalla microcriminalità, dall'abbandono degli anziani, dal maltrattamento agli animali, dagli appalti illegittimi, dal consumo di territorio, dall'illegalità diffusa, dalla mancanza di trasparenza amministrativa, e siamo noi stessi gli artefici della nostra morte!!!

Cosa sta sucedendo alla nostra comunità?

Siamo abituati a tutto e tutto ci scivola addosso...la nostra è una comunità inerte, sfibrata, e, prendendo a prestito un termine medico, in coma profondo...
Ma non ancora morta...

Non morta, perchè tutte le cose che accadono, benchè brutte, inopportune, illogiche, e a volte anche illegittime, sono frutto di una certa qual vitalità, ma è sicuramente una comunità incapace di reagire.

Non esiste coscienza critica, ci si fodera occhi ed orecchie di prosciutto, non esiste alcun movimento di popolo.

San Giorgio è avviluppata in una favoletta ormai stucchevole, quella storiella del paese dei fiori e della cortesia che non esiste più da tempo, ormai...

L'unica soluzione che è stata individuata, in particolare dai più giovani, è quella di andarsene e lasciare dietro di sè a marcire il proprio paese...
Secondo me ad andarsene dovrebbero essere gli altri, quelli che hanno violentato questo territorio per trarne profitto personale, quelli che da questa terra hanno estirpato i fiori e ci hanno messo il cemento, quelli dal petto della gente hanno strappato un cuore pulsante e ci hanno messo un mattone, quelli che al posto della cortesia hanno fatto crescere e pascere l'indifferenza...

Qualcuno mi dirà: ma veramente vale la pena di rimanere e lottare?

Vale la pena, rispondo, perchè lottare e’ l’unica speranza.
Lottare perche’ questa terra merita la riconquista da parte del suo popolo.
Perché qui ancora ci sono ragazzi con grandi sogni e padri e madri che voglio un futuro migliore per i propri figli.
Rimanere e lottare perchè questa terra non si addormenti e i sogni di pochi possano essere la sua veglia.

venerdì 16 marzo 2012

Don Diana e il 19 marzo: la mamora di un sacrificio o una semplice festa a scuola?

Il 19 marzo in Campania non è semplicemente la festa del papà: dal 2010, infatti, per iniziativa dell’allora Assessore Regionale all’Istruzione, Corrado Gabriele, è stata istituita, proprio per il 19 marzo, la giornata in ricordo di tutte le vittime della mafia e di quelle sacrificatesi per il valore della legalità, e in particolare di Don Giuseppe Diana, ucciso nella sacrestia della sua chiesa, la Parrocchia di San Nicola a Casal di Principe, proprio nel giorno di San Giuseppe.

Lunedì, dunque, non si andrà a scuola, ma con questo giorno di vacanza non c’entrano né la festa religiosa di San Giuseppe né la festa consumistica e commerciale del papà: è una festa laica quella che celebreremo, nel ricordo di un uomo e di un sacerdote che ha fatto della lotta alla criminalità organizzata il punto nodale della sua vita e che proprio da questa criminalità che combatteva ogni giorno è stato barbaramente ucciso.
E’ il giorno del ricordo, e fare memoria del sacrificio di Don Diana è sicuramente un atto doveroso. Lo stesso Assessore Gabriele, nelle motivazioni per l’istituzione di questa celebrazione, scriveva che il 19 marzo deve essere “uno stimolo, per i ragazzi e tutti gli studenti, a crescere nella memoria di questa importante figura di resistenza contro la camorra”.

Ebbene, ho chiesto ai miei figli, che frequentano la IV elementare, se, per caso, in questi giorni, avessero parlato a scuola di Don Diana, ma loro, candidamente, mi hanno risposto: “e chi è?”
Francamente, come mamma e come cittadina impegnata su vari fronti nella diffusione della cultura della legalità, sono rimasta particolarmente meravigliata dal fatto che non ne sapessero nulla e ho deciso di parlargliene io, ma ho anche deciso di scrivere al Dirigente Scolastico affinché invitasse il corpo insegnante a raccontare, anche ai più piccoli, di don Diana, del suo impegno anticamorra e del suo sacrificio “per amore del suo popolo”.

L’istituzione di questa ricorrenza a carattere regionale è stata una felice intuizione ed un atto sicuramente meritorio da parte della Regione Campania, ma non può e non deve passare come un’occasione come altre per fare festa a scuola!

La figura di don Diana è patrimonio di tutti, della Chiesa, delle associazioni cattoliche e laiche, dei semplici cittadini, delle Istituzioni, di tutti quanti considerano prioritario per la crescita a 360° della società l’eliminazione di quel cancro maligno che è la camorra, il malaffare, la criminalità… la figura di don Diana è patrimonio anche della scuola, che dovrebbe sentire forte il dovere culturale ed educativo di promuovere la memoria di esempi così grandi di coerenza e di coraggio.

Il mio invito, dunque, l’invito di mamma e di cittadina attiva e consapevole, è a tutti gli insegnanti e gli operatori della scuola: mettiamo per una volta da parte la solita poesia per la festa del papà e il classico e, probabilmente obsoleto, lavoretto con le mollette e facciamo iniziative volte a stimolare i nostri figli alla riflessione sull’impegno e il sacrificio di don Diana e di tutti quanti si sono sacrificati per il valore della legalità!
Solo così possiamo veramente crescere nella cultura della legalità, praticandola e tenendone sempre in mente il valore: credo che i papà ne saranno ugualmente contenti!

giovedì 8 marzo 2012

8 marzo ovvero la sagra della demagogia

Oggi è l’8 marzo…ogni anno, l’8 marzo è oggetto di miriadi di considerazioni su come realmente dovrebbe essere celebrata questa data…ognuno dice la sua…ognuno strumentalizza questa celebrazione per suo uso e consumo… i commercianti per vendere gadget e mimose, i politici per accattivarsi le simpatie femminili, i comici per fare audience, gli amministratori per consolidare il consenso delle proprie elettrici, gli uomini, in generale, per fare ironia sulle donne o, molto più semplicemente, per provarci con qualcuna in maniera carina…

Sinceramente, dopo lo scorso anno, quando ho visto fallire miseramente l’evento creato dal Comitato Beneventano del “Se non ora quando” a causa delle mire ed ambizioni non politiche bensì molto più meramente di “poltrona” di alcune donne (che quello scopo lo hanno poi raggiunto), ho subito un brutto colpo, dal punto di vista umano e intellettuale e, ancora una volta, mi sono resa conto sulla mia pelle che una cosa sono i valori e le idee e un’altra cosa è incarnarle e portarle avanti senza condizionamenti, politici, sociali o di altra natura.

Oggi è l’8 marzo e questa giornata sarà la solita sagra demagogica (come l’ha definita la cara Cristiana Alicata), oggi ci sarà demagogia a go go, demagogia in tutte le salse, demagogia politica, demagogia sociale, economica e perfino ecclesiale, perché sicuramente anche la Chiesa avrà le sue parole da dire per l’occasione.

E questo gran mix ce lo porteremo appresso anche per qualche giorno visto che ad es, domenica prossima a San Giorgio del Sannio, si siederanno dietro un tavolo a pontificare di donne, economia e società sindaci, assessori, preti, ed onorevoli, insieme, guarda caso, proprio a quelle signore di cui parlavo sopra, quelle donne che, abilmente, oggi hanno ottenuto la loro poltrona e da questa poltrona vengono a raccontare la solita solfa sulle donne che devono riscattarsi e partecipare al cambiamento sociale.

Ma di quale riscatto vanno blaterando? Di quale partecipazione al riscatto sociale?
Riscattarsi significa liberarsi, redimersi da una condizione negativa, e, se permettete, le uniche che dovrebbero spezzare le catene e contribuire veramente al cambiamento sono proprio quelle donne che rimangono costrette in un partito che non cambia e che di nuovo ha solo il nome che copre una vecchia realtà di democristiana memoria, quelle donne che pur di stare al posto dove stanno, accettano una condizione di sudditanza, quelle donne mute nei luoghi dove si decide e parolaie nei convegni e nelle conferenze inutili, quelle donne che parlano soltanto ma quando è il momento del fare sono relegate in un angolino dal potere di quegli uomini cui non si sanno opporre, quelle donne che non sono capaci di liberarsi e che continuano a vivere ed agire nel limbo del “non cambiare mai la via vecchia per la nuova perché sai quello che lasci e non sai quello che trovi”….

Queste donne cadute in trappola ed incapaci di liberarsi non sono certo un modello da imitare, soprattutto a San Giorgio del Sannio, terra di nessuno, terra di conquista politica, terra di speculazioni, terra senza né più fiori né cortesia…

Io non faccio parte di questa categoria, e come me, fortunatamente, molte altre donne…ecco perché questo 8 marzo è nostro, un 8 marzo di ricordo e di sprone, un 8 marzo di azione, e, senza ombra di dubbio, ce lo meritiamo tutto!

martedì 6 marzo 2012

Questo 8 marzo è tutto nostro!!!

Ieri sera l’amico e sostenitore Pasquale Casciello ci ha raccontato un episodio della recente storia di San Giorgio del Sannio che è bello condividere in questi giorni che ci avvicinano all’ 8 marzo: ci ha raccontato delle “tabacchine”, le operaie dell’Agenzia Tabacchi, e di una in particolare, una donna sangiorgese, che insieme ad altre quattro o cinque, diciamo così, “colleghe” di Apice e San Nazzaro, riuscì a portare avanti strenuamente le prime rivendicazioni salariali e normative all’interno del tabacchificio, mettendosi alla testa anche degli operai maschi e contribuendo, a partire dalla nostra cittadina, alla costruzione di una classe operaia organizzata in un settore durissimo, per quanto precario e stagionale, quale quello del tabacco.

Questa donna, queste donne, non miravano certo ad ottenere privilegi personali o posti di particolare potere o ruoli di spicco nel sindacato: queste operaie si trovavano, negli anni tra il 1950 e il 1960, a lavorare in un settore in cui da un lato le operaie conservavano il ruolo e l'identità di manodopera stagionale ma dall’altro si avviavano a diventare classe operaia organizzata, e in questa congiuntura erano donne che si impegnavano a costruire quotidianamente una sorta di welfare aziendale ante litteram, legato in particolare alla presenza di lavoratrici madri.
Questa donna, queste donne, iniziavano nell’Agenzia Tabacchi di San Giorgio, a cavallo tra gli anni ‘50 e ’60, un importante percorso personale, di classe, di consapevolezza sociale e di "genere".

E’ vero, dunque, che San Giorgio del Sannio ha avuto momenti della sua storia in cui non è stata il paese di Coppolonia e le protagoniste di questi momenti, vivaddio, erano donne!!!

Queste donne hanno costruito e fanno parte del nostro recente passato e noi le ricordiamo con orgoglio, ma con altrettanto orgoglio rivendichiamo il nostro ruolo attuale di donne sangiorgesi, che, gratuitamente ed esclusivamente per senso civico, sono impegnate nella formazione e nello sviluppo della partecipazione democratica dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, al fin di creare un potere collettivo e condiviso, rivendichiamo il nostro ruolo attuale di donne che non hanno alcun intento di costruirsi una carriera professionale alternativa dismettendo i panni di normali cittadini ed entrando a far parte dell’elite politico-amministrativa locale, bensì intendono essere membri attivi della comunità, donne che lavorano per il bene comune e non per far bene al Comune!
E rivendichiamo con altrettanto orgoglio anche il nostro ruolo di mogli, di madri, di sorelle, di lavoratrici, perché, anche da donne impegnate nella vita democratica del nostro paese, riusciamo a mantenere gli impegni della nostra vita quotidiana, lavoro, famiglia, figli, utilizzando un metodo “a rete” che permette di valorizzare anche il più piccolo contributo concreto di ogni persona.

La comunità che immaginiamo e per la cui costruzione ci impegniamo è fatta di uomini e donne che sono perfettamente consapevoli dell’immenso potenziale di sensibilità ed intelligenza delle donne e che, al di là dei pregiudizi e retaggi culturali, sono consapevoli della necessità di ricreare l’idea di corpo sociale a partire dal rispetto di tutte le sue componenti.
Il femminismo degli anni ’70 ha fallito proprio per la sua idea di voler raggiungere a tutti i costi la parità: noi, invece, crediamo fortemente nell’empatia profonda tra i generi, al di là di tutte le forme di competizione e crediamo sia ormai imprescindibile accelerare il processo di sviluppo e di benessere, cui le donne possono contribuire in maniera straordinaria.
A noi e a tutte le donne che pensano e agiscono come noi vogliamo dedicare questo 8 marzo: e non ci dite che siamo immodeste, ce lo meritiamo!

sabato 3 marzo 2012

PER ESSERE NO TAV NON OCCORRE ESSERE VALSUSINI: BASTA ESSERE INFORMATI


La Comunità della Valle di Susa si oppone da 23 anni, e con valide ragioni tecniche, alla costruzione della tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lyon.

Il movimento NO TAV è nato per la difesa di un territorio alpino, perché la Valle di Susa è già attraversata da altri quattro collegamenti internazionali (due statali, un’autostrada e una ferrovia internazionale) e il lungo confronto tecnico ha dimostrato l’inutilità di quest’opera.

UNA NUOVA LINEA FERROVIARIA NON SERVE

perché esiste già una linea ferroviaria internazionale, elettrificata e a doppio binario, sulla quale sono stati conclusi i lavori per l’ammodernamento del tunnel del Frejus, che è utilizzata solo al 32% delle sua potenzialità ed è in grado di permettere il transito sia dei treni merci sia dei treni veloci TGV;

perché è dimostrato che da anni il traffico merci attraverso le Alpi Occidentali è in forte calo, che da sempre i treni merci dell’AFA viaggiano sotto utilizzati e che non esiste alcuna domanda di trasporto passeggeri che possa giustificare una nuova linea ferroviaria, il cui costo a preventivo è di oltre 20 miliardi di euro, per una folle spesa di 120 milioni di euro al km.

Il progetto TAV nel suo complesso si è rivelato la “nuova tangentopoli”, come documentato nel libro Corruzione ad Alta Velocità del magistrato Ferdinando Imposimato, già membro della Commissione Antimafia, ed è diventato il più grande scandalo finanziario della Repubblica.

Il progetto TAV, che ha sottratto risorse a tutte le “piccole opere” veramente necessarie al Paese, è già costato alla Finanza Pubblica oltre 44 miliardi di euro, aggravando il debito pubblico. Sarebbe più importante provvedere al buon funzionamento dei treni dei pendolari, sempre più carenti e inadeguati, e ripristinare i treni notturni per il Sud, anziché progettare mezzi di lusso per pochi.

Non è accettabile che, mentre vengono imposti pesanti sacrifici, altri 20 miliardi di euro vengano sprecati in un’ennesima grande opera utile solo a chi la vuole costruire.

PER ESSERE NO TAV NON OCCORRE ESSERE VALSUSINI: BASTA ESSERE INFORMATI

www.notav.info – www.notav.eu – www.notav-valsangone.eu – www.notavtorino.org www.ambientevalsusa.it – www.lavallecheresiste.info – www.spintadalbass.org

IO STO CON I VALSUSINI!!!


Sono contro il Tav perché ritengo questa “grande opera”:

1 – INUTILE: tutte le previsioni sul numero di passeggeri e il volume del traffico merci dei prossimi anni stimano una diminuzione della domanda. La stessa linea storica esistente è sotto-utilizzata e su di essa è già attiva una linea Tgv che collega da anni Torino con Parigi (passando per Chambery; la variante con scalo a Lione è stata soppressa per mancanza di passeggeri!).

2 – DANNOSA: l’impatto ambientale e sociale dell’opera sarebbe invece incalcolabile. Nessuna risposta è stata mai fornita agli innumerevoli esposti di tecnici e istituti indipendenti sul rischio inquinamento da amianto e uranio (minerali ampiamente presenti nel sottosuolo valsusino). La lunga opera di costruzione prevede inoltre 20 anni di cantiere, scavi e trasporto di tonnellate di smarino (residuato dei lavori di scavo) su e giù per la valle che è una delle più antropizzate e industrializzate di tutto il paese, essendo già attraversata da una ferrovia, due statali e un autostrada.

3 – SPRECO DI DENARO PUBBLICO: la realizzazione di quest’opera comporterebbe un dispendio di denaro pubblico senza precedenti. Miliardi di euro estratti dalle finanze pubbliche per finanziare una vera e propria voragine di spesa difficilmente arginabile, dove nullo è l’investimento di capitali privati e massimo il “guadagno senza rischio” dei contraenti l’opera che si vedono regalati mezzi e capitali senza alcuna contropartita. Il costo di un km di Tav si aggira intorno ai 100 milioni di euro. Quanti letti d’ospedale, quante scuole, quanto stato sociale ci vengono sottratti da questa grande opera ? NO TAV = NO al DEBITO!

4 – FINANZIAMENTO ALLE MAFIE E AI PARTITI: l’architettura finanziaria che presiede alla realizzazione delle cosiddette “grandi opere” si articola in un sistema di appalti e sub-appalti in cui alto è il rischio di infiltrazione mafiosa. Un dispositivo che si rivela però molto utile per il finanziamento (poco trasparente) ai partiti politici che sono tra i principali sostenitori della realizzazione dell’opera.

5 – CHI DECIDE? – nella sua ventennale storia il movimento notav ha sperimentato forme di partecipazione e decisione politica molto avanzate che hanno costituito un esempio inedito di incontro tra soggetti tra loro eterogenei: amministrazioni locali, comitati popolari, collettivi politici e semplici cittadini. Le strategie e le direzioni di marcia sono sempre state decise insieme, in pubbliche assemblee, dove la sintesi del percorso comune non ha mai pregiudicato l’autonomia delle parti. Nella sua pratica quotidiana, il movimento notav ha posto una domanda cruciale per il futuro della democrazia nel nostro paese: a chi spetta decidere, quali processi permettono scelte condivise, chi può legittimamente parlare in nome dell’interesse generale?

mercoledì 15 febbraio 2012

La Grecia e l'Europa

Qui ad Atene noi facciamo così.Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.



In questo momento storico in cui la madre Grecia viene affossata dalle banche e dall'Europa,ferita, umiliata, proprio la Grecia che è stata la culla della filosofia, della politica dell'arte e della cultura, questo brano dovrebbe essere urlato nelle strade e nelle piazze! L'Europa dei tecnocrati sta uccidendo la Grecia, un paese che, purtroppo, pur avendo inventato la democrazia e la politica non è stata mai capace di applicarli nel proprio territorio. E adesso l'Europa le impone sanzioni inapplicabili se si considera la già disatrosa situazione interna del paese! Ancora una volta, l'Europa ragiona esclusivamente in termini economici e non di comprensione della storia di quel paese. e lo fa perchè, se agisse in questo secondo modo, dovrebbe soltanto ammettere i propri errori, il non essere intervenuta già due anni fa quando la crisi della grecia cominciava a svilupparsi. Agendo prima e guidando i politici greci verso le giuste riforme, quella fiscale innanzitutto, e quella del mercato del lavoro, probabilmente non si sarebbe arrivati a questo punto. I politici greci queste cose non le hanno fatte, ma l'Europa non è nemmeno intervenuta ha solo tollerato ed ora questa è la situazione: un paese allo sbando, un paese disperato, un paese con i mercati vuoti e in cui i soldi e il lavoro non hanno più valore economico...eppure la superficie della Grecia è pari a quella della Lombardia, la sua popolazione è pari all'1% della popolazione europea, e anche il debito pubblco non è come il nostro di 3 mila miliardi, ma solo di 300 miliardi. Nessuno ci venga a dire che è stato fatto il possibile: i politici veri, non i tecnocratiti, avrebbero sicuramente agito in maniera più concreta e più solidale nei confronti della madre Grecia. Non li possiamo certo uccidere i Greci, non possiamo cancellare dall'Europa a causa dei propri errori!!!Che l'Europa tenga presente le sue mancanze passate nei confronti della Grecia e adesso aiuti una sua figlia in difficoltà: non tutti i figli sono uguali, una pecora nera può sempre esserci in una famiglia, ma una madre accoglie il ritorno a casa della pecora nera a braccia aperte e l'aiuta, non certo l'uccide!!!

sabato 11 febbraio 2012

La diversità è ricchezza...sempre...anche nell'emergenza...

Fortunatamente il mondo in cui viviamo è come un diamante: ha mille sfaccettature, tutte diverse, tutte ugualmente belle, luminose, sfavillanti.
Fortunatamente, perché in questo modo nulla è mai uguale a se stesso, mai noioso, mai statico…
Mi piace questa cosa, perché avere intorno a me gente diversa, facce diverse, modi di fare e di pensare diversi, mi arricchisce sempre… la diversità, secondo me, è sempre ricchezza…

Tuttavia, la diversità non sempre è considerata e vissuta come un dono per crescere e migliorarsi…
Chi pensa ed agisce in modo diverso viene spesso additato e tacciato di voler stare al centro dell’attenzione, di voler turbare l’ordine costituito, di parlare troppo e fare poco, di essere un estremista…

Anche nei momenti di difficoltà, di emergenza, di disagio, anzi, forse, molto più spesso in questi momenti, la diversità è considerata un pericolo, una minaccia.

Ho sempre pensato, invece, che, proprio in questi momenti, la diversità è un dono perché ognuno in modo diverso e originale dà un contributo diverso e originale per arrivare a completare un puzzle in maniera unitaria.

In questi giorni, lo confesso, mi sono sentita un po’ turbata per tante valutazioni sommarie e superficiali…certe volte mi è sembrato di stare in un tribunale…ma va bene così, ho imparato sulla mia pelle che di queste cose non bisogna spaventarsi perché anche queste cose fanno crescere.

Così come ho imparato che esiste un’azione silenziosa a favore di chi ha bisogno che non necessita delle pagine di giornali locali per vivere…non è certo migliore o più valida degli altre tipologie di solidarietà sociale, ma c’è ed ha il suo peso ed il suo valore e non può e non deve essere dimenticata o, peggio, discriminata perché, nelle situazioni di emergenza, è quella che fa meno scena e meno notizia!

Personalmente, ho sempre portato il mio personale contributo alla vita sociale di questo paese, dove vivo da 10 anni, per quanto ho potuto e dove ho potuto (e spero di farlo anche in futuro), senza avere nel portafoglio nessuna tessera, senza guardare di che colore politico era colui che chiedeva aiuto.
L’ho fatto e sto continuando a farlo, emergenza o no, con i tempi e i modi che mi sono più consoni, anche perché non credo che sia una tessera, della Pro Loco, della Protezione Civile, dell’Azione Cattolica o della Bocciofila, a dare una spinta in più per realizzare momenti di solidarietà attiva a favore di chi ha bisogno.

Anche senza essere eroi, infatti, si può essere ugualmente utili in molti modi, dedicando tempo ed energie agli altri, a seconda delle proprie capacità e disponibilità familiari.

Gestire la diversità è più o meno come gestire un’emergenza, richiede impegno, coraggio, pazienza, ma mentre l’emergenza, in quanto tale, prima o poi finisce, gestire la diversità è una cosa che rimane nel tempo, regalando la gioia della continua scoperta, il rischio del confronto e l’audacia del mettersi in discussione.

E poiché il dono della diversità rimane nel tempo, forse sarebbe il caso di valorizzarlo non di gettarlo alle ortiche.

lunedì 30 gennaio 2012

Ausmerzen...vite indegne di essere vissute...

Ieri ho visto in tv il monologo di Marco e Mario Paolini "Ausmerzen.Vite indegne di essere vissute."

Un monologo, secondo me non esagero a definirlo così, agghiacciante...

Il racconto del programma nazista di eugenetica realizzato come una sorta di prova generale dello sterminio, messo in atto, poi, poco dopo, con la "soluzione finale" dell'Olocausto...

300.000 vite, 300.000 handicappati, disabili, ritardati mentali e pazzi uccisi nell'ambito del programma ACTION T4, il cui scopo vero era duplice: "purificare il sangue della nazione" e risparmiare sulle spese sanitarie, eliminando dalla scena della vita uomini, donne, bambini, considerati improduttivi, vite indegne di essere vissute...

Un monologo secco,un racconto senza mezzi termini, in maniera razionale, cronologica, con le carte e le testimonianze alla mano...in maniera nuda e cruda...e con una domanda finale: cosa avrei fatto io al loro posto?

Ieri notte non sono riuscita a dormire...
pensavo....
quanti e quali "ausmerzen" non vedo io e non vedono gli altri?
aquanti "ausmerzen" stiamo consentendo di realizzarsi tappandoci le orecchie alle parole di Primo Levi?
...Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango
che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno
...

Quali e quanti sono i "sottouomini" che spessissimo si tende a non considerare? Vecchi, carcerati, matti, disabili...
attenzione, "ausmerzen" non è una storia che inizia con "c'era una volta"...può esserci ancora...

domenica 29 gennaio 2012

...il mio giorno della memoria...

Quest'anno è sta un giorno della memoria molto bello, sentito particolarmente...ne ho parlato con i miei figli, li ho aiutati a fare un tema per la scuola...vanno in IV elementare e non è poi così facile parlare con i bambini di 9 anni dell'Olocausto, dei nazisti, dei campi di concenttramento, delle camere a gas...eppure, ho visto dei fronte a me dei bambini maturi, che, anche grazie all'ottimo lavoro delle loro maestre, mi hanno mostrato di aver già piuttosto chiare le storture e l'assurdità del nazismo e del suo approccio orrendo con la diversità...
Ecco alcune parti dei loro temi...


domenica 15 gennaio 2012

Non accetto provocazioni riguardo alla riforma della legge elettorale!

Non accetto provocazioni riguardo alla riforma della legge elettorale!

Ai rappresentanti di partito che mi punzecchiano su questo argomento rispondo che qua siamo fronte all'evidenza dei fatti: sono stati in grado i partiti, tutti i partiti, quando erano al governo, di presentare una riforma della legge lettorale? NO! quindi cosa c'è da contestare ad un cittadino qualsiasi (che si chiami Beppe Grillo o Pinco Pallino non conta)che, sostenuto da altri 350.000 cittadini, è stato capace di fare quello che altri, pur potendolo fare, non hanno fatto?
Anzi sono i cittadini che hanno tutto il diritto di contestare i partiti, dal momento che sono i partiti che a tutt'oggi non hanno avuto il coraggio di prenderla in considerazione!!!
Questa riforma li colpirebbe pesantemente e loro, ovviamente, non la sostengono perchè hanno a cuore il loro proprio interesse e non quello dei cittadini!!!

Dopo l'abrogazione del referendun sul Porcellum mi chiedo dov'è finita la proposta di legge popolare "Parlamento Pulito"?

La giornata politica di ieri ha consegnato alla storia del nostro Paese due eventi: il no del Parlamento all’arresto di Cosentino e il responso negativo della Consulta sul referendum relativo all’abrogazione del cosiddetto Porcellum.
Subito questi eventi sono diventati i protagonisti assoluti dei telegiornali, dei talk show di approfondimento politico, delle pagine della carta stampata e dei portali d’informazione.
Sugli schermi e nei titoloni a tutta pagina le parole di chi festeggiava da un lato e di chi, sorpreso e indignato, gridava al regime.

A guardare queste facce e a sentire queste parole, mi chiedo:
ma davvero c’è ancora qualcuno che credeva che davvero Cosentino sarebbe stato arrestato?
Davvero c’è ancora qualcuno che crede che i nostri politici, quelli che dovrebbero rappresentarci, votino in parlamento con onestà intellettuale e non seguendo e perseguendo il proprio personale interesse?
Davvero c’è ancora qualcuno che non aveva già capito che il referendum sarebbe stato abrogato, avendolo già definito anticostituzionale, in pubbliche interviste e sulla stampa, illustri costituzionalisti e teorici della politica, primo fra tutti Giovanni Sartori?
Il referendum abrogativo, e questo la sanno praticamente tutti, può soltanto cancellare una legge e non può sostituire la legge abrogata con una precedente!
E poi, questo non ce lo dimentichiamo, i partiti che hanno proposto il referendum sono gli stessi che non hanno fatto niente, quando erano al governo, per realizzare una riforma elettorale vera e concreta!

Dunque, dove sta la notizia? La politica italiana va così da troppo tempo ormai ed ogni giorno di più mostra le falle, ormai irreparabili, della democrazia rappresentativa!!!

Dove sta la sorpresa e l’indignazione? La sorpresa, secondo noi, è solo per chi ancora non si rende conto che di essere quotidianamente preso in giro!!!

Oggi è il momento di reagire, altrimenti continueremo a vivere nel paese del Marchese del Grillo, dove il maggiorente turno si affaccia alla finestra ed alla gente radunata di sotto proclama: “Mi dispiace, io sono io e voi non siete un c….”!!!

E’ il momento di reagire a livello nazionale ricordando a tutti che una proposta per una nuova legge elettorale “costituzionalissima” esiste già, è sostenuta dal MoVimento 5 Stelle e dalle firme di 350.000 cittadini e si basa su alcuni punti cardine fondamentali:

■ NO AI PARLAMENTARI CONDANNATI
■ NESSUN CITTADINO ITALIANO PUO’ ESSERE ELETTO PER PIU’ DI 2 LEGISLATURE
■ I CANDIDATI DEVONO ESSERE VOTATI DAI CITTADINI COL SISTEMA DELLA PREFERENZA DIRETTA
Purtroppo, però, questa proposta giace presso il Senato della Repubblica in chissà quale cassetto da almeno 4 anni.

Ora come ora, quindi, è necessario spingere e insistere affinché il Premier Monti si renda disponibile ad ascoltare la voce di coloro che la sostengono.

domenica 8 gennaio 2012

Quello che penso di Equitalia

Ho, volutamente, fatto passare qualche giorno dalle dichiarazioni di Grillo su Equitalia e dalle conseguenti repliche di politici e amministratori delegati...a mente fredda, mi sento di dire che il vero problema, secondo me, non è Grillo che chiede di comprendere le ragioni per le quali Equitalia è diventata un incubo per gli italiani bensì il fatto che la politica ancora una volta è tanto lontana dai cittadini da non capire come Equitalia non sia un mezzo contro l'evasione bensì solo un mezzo di tortura per i più deboli: una tortura per i poveri cristi, quei poveri cristi che non hanno pagato una bolletta o si sono scordati il bollo dell'auto o la TARSU...c’é chi lo ha scordato o magari volutamente e consciamente non lo ha pagato perché non arriva a fine mese, ma non sono certo questi poveri cristi gli evasori!
Chi evade questi “piccoli” balzelli sicuramente li paga tutti, perché sono ben altre ed alte cifre quelle che gli interessa non pagare!!!

La politica e i politici, che per loro natura dovrebbero essere quelli che sono demandati a rappresentare le esigenze e le necessità della gente, non possono non capire che il vero problema non è Grillo bensì il meccanismo vessatorio messo in piedi da Equitalia, meccanismo che, basato sulle lungaggini amministrative, che fanno lievitare gli interessi, sui tassi di interesse ai limiti dell’usura e sull’eccessivo utilizzo della metodologia del pignoramento anche a fronti di debiti di piccola entità, determina situazioni che hanno dell’incredibile.
Un caso emblematico, ad esempio, è quello di una malato di Alzheimer cui Equitalia, per un debito di soli 63 euro, ha avviato una procedura di esecuzione immobiliare atta ad ipotecare la sua abitazione. L’intera vicenda, che ha fatto emergere profili di illegalità, ha indotto il pm genovese titolare del procedimento a chiedere il rinvio a giudizio per il direttore ligure di Equitalia, e dei funzionari della stessa società concessionaria del servizio di riscossione tributiIl caso risale al 2005 quando Equitalia era ancora Gestline e le accuse nei confronti degli interessati sono di abuso in atti d'ufficio e falso.

Detto questo, considero assolutamente inopportune le affermazioni di politici quali Deborah Serracchiani, arrivata allo scranno europeo e ad un compenso annuale di circa mezzo milione di euro grazie soltanto a 3 minuti di gloria durante l’ultimo congresso del PD, la quale ha dichiarato, con la semplicità di cui ha fatto una bandiera, che “Grillo cavalca il malcontento”.
Ma il malcontento di cui parla Grillo non dovrebbe essere al centro dell’analisi, della comprensione e dei tentativi di soluzione da parte della politica, quindi anche da parte sua?

Se, dunque, Grillo cavalca il malcontento, la Serracchiani e gli altri, seppur pagati dai cittadini e demandati a rappresentarli, che fanno?
Di questo malcontento così come di tante altre cose, se ne fottono altamente!

Detto questo, e reso pubblicamente noto che, secondo me, mai come questa volta le considerazioni di Grillo sono ben più che condivisibili, mi preme suggerire a tutti la lettura di una articolo inchiesta de “La Voce delle Voci” che potete leggere su http://www.infiltrato.it/inchieste/italia/equitalia-tra-clientele-finti-miracoli-e-tributi-forzati-il-tempo-dei-caia
E’ un articolo molto complesso per la sua ricchezza di nomi, situazioni ed intrecci di varia natura ma ci aiuterà a capire come l’universo Equitalia sia un dedalo di carriere, favori, clientele e voti in cui si sono fiondati politici ed avvocati i quali si stanno spartendo la torta ai danni di quei poveri malcapitati che, per non aver pagato una tassa qualsiasi, si trovano ipotecato il tetto che hanno sulla testa!!!

domenica 1 gennaio 2012

Buon 2012!!!

ormai l'anno nuovo è cominciato...
io lo festeggio con questa canzone della quale avevo ricordi di bambina e che la mia amica Aida Satta Flores, artista sopraffina, ha reinterpretato in maniera davvero interessante...
i nostri tempi non sono quelli migliori, stiamo inguajati dentro e fuori, come individui e come società, c'è la crisi, stiamo pieni di tasse e di balzelli, pieni di mariuoli impuniti, a noi prendono e a loro no, però, una cosa è certa: possono toglierci tutto ma non la fantasia...