sabato 11 febbraio 2012

La diversità è ricchezza...sempre...anche nell'emergenza...

Fortunatamente il mondo in cui viviamo è come un diamante: ha mille sfaccettature, tutte diverse, tutte ugualmente belle, luminose, sfavillanti.
Fortunatamente, perché in questo modo nulla è mai uguale a se stesso, mai noioso, mai statico…
Mi piace questa cosa, perché avere intorno a me gente diversa, facce diverse, modi di fare e di pensare diversi, mi arricchisce sempre… la diversità, secondo me, è sempre ricchezza…

Tuttavia, la diversità non sempre è considerata e vissuta come un dono per crescere e migliorarsi…
Chi pensa ed agisce in modo diverso viene spesso additato e tacciato di voler stare al centro dell’attenzione, di voler turbare l’ordine costituito, di parlare troppo e fare poco, di essere un estremista…

Anche nei momenti di difficoltà, di emergenza, di disagio, anzi, forse, molto più spesso in questi momenti, la diversità è considerata un pericolo, una minaccia.

Ho sempre pensato, invece, che, proprio in questi momenti, la diversità è un dono perché ognuno in modo diverso e originale dà un contributo diverso e originale per arrivare a completare un puzzle in maniera unitaria.

In questi giorni, lo confesso, mi sono sentita un po’ turbata per tante valutazioni sommarie e superficiali…certe volte mi è sembrato di stare in un tribunale…ma va bene così, ho imparato sulla mia pelle che di queste cose non bisogna spaventarsi perché anche queste cose fanno crescere.

Così come ho imparato che esiste un’azione silenziosa a favore di chi ha bisogno che non necessita delle pagine di giornali locali per vivere…non è certo migliore o più valida degli altre tipologie di solidarietà sociale, ma c’è ed ha il suo peso ed il suo valore e non può e non deve essere dimenticata o, peggio, discriminata perché, nelle situazioni di emergenza, è quella che fa meno scena e meno notizia!

Personalmente, ho sempre portato il mio personale contributo alla vita sociale di questo paese, dove vivo da 10 anni, per quanto ho potuto e dove ho potuto (e spero di farlo anche in futuro), senza avere nel portafoglio nessuna tessera, senza guardare di che colore politico era colui che chiedeva aiuto.
L’ho fatto e sto continuando a farlo, emergenza o no, con i tempi e i modi che mi sono più consoni, anche perché non credo che sia una tessera, della Pro Loco, della Protezione Civile, dell’Azione Cattolica o della Bocciofila, a dare una spinta in più per realizzare momenti di solidarietà attiva a favore di chi ha bisogno.

Anche senza essere eroi, infatti, si può essere ugualmente utili in molti modi, dedicando tempo ed energie agli altri, a seconda delle proprie capacità e disponibilità familiari.

Gestire la diversità è più o meno come gestire un’emergenza, richiede impegno, coraggio, pazienza, ma mentre l’emergenza, in quanto tale, prima o poi finisce, gestire la diversità è una cosa che rimane nel tempo, regalando la gioia della continua scoperta, il rischio del confronto e l’audacia del mettersi in discussione.

E poiché il dono della diversità rimane nel tempo, forse sarebbe il caso di valorizzarlo non di gettarlo alle ortiche.

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