venerdì 24 dicembre 2010

Non i soliti auguri di Natale, ma auguri scomodi...

...sono auguri di Natale scritti da don Tonino Bello, auguri che faccio miei perchè in essi trovo, indipendentemente dal sentimento di fede cristiana che li ispira, valori che trova fondamentali per il vero cambiamento...
Auguri a tutti!

Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.

Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.
Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.

I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora,vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.

Auguri alla mia citta: che sia una SAN GIORGIO NUOVA e non una nuova San Giorgio

A San Giorgio del Sannio serve un taglio netto col passato non la solita minestra riscaldata servita nel servizio da tavola di porcellana inglese!!!

Ho casualmente letto su Facebook che un giovane architetto sangiorgese sta lavorando al progetto di una torre-museo a Manhattan.
Ho visitato il suo sito ed ho potuto verificare che si tratta un progetto davvero interessante sia dal punto di vista architettonico che artistico perché vuole creare all’interno della baia di New York una struttura che si erge dalle acque verso l’alto e che, attraverso schermi a led distribuiti in maniera alternata su tutta la superficie tronco conica della struttura, diffonde immagini non stop relative alla seconda immigrazione americana degli anni 60 dalla quale è partita la crescita economica, sociale e politica americana.
Insomma, una sorta di icona tecnologica della città di N. Y e della sua capacità di integrazione che la ha resa, nel tempo, la città che è oggi.

Chi suggeriva la lettura di questa notizia, a corollario, commentava (anche se adesso i commenti sono stati cancellati e si non potrà più apprezzare l’alto livello di dibattito che ne è scaturito ed in più io sono stata segnalata come ospite indesiderata e non posso più accedere a quel profilo!): Se abbiamo giovani professionisti che immaginano nuove idee per New York perché non sperare di avere nuove idee anche per San Giorgio?
Beh, la domanda è assolutamente legittima ma non credo sia difficile trovare una risposta, o, almeno, io ho fatto una mia valutazione dei fatti e ho dato questa risposta:

Chi si chiede perché non sperare di avere nuove idee anche per San Giorgio forse dimentica che l'America, con tutte le sue contraddizioni, è la terra della libertà e delle libertà...qui a San Giorgio, il nostro microcosmo, e in Italia, il nostro macrocosmo, siamo tutti prigionieri...prigionieri di un pensiero criminale che ci attanaglia e dal quale, volente o nolente continuiamo a farci attanagliare: l'illegalità, la corruzione, la mafia dei colletti bianchi...
Come faremo mai a San Giorgio a debellare il cancro della favoropoli ultracinquantennale e delle piccole e grandi corruzioni legalizzate che caratterizzano i rapporti tra politica, amministrazione cittadina e popolazione?
E come faremo, a debellare questo cancro che ormai è in metastasi in un corpo civico che, soprattutto adesso, in tempo di crisi economica, ma non solo economica, sembra ancora più fragile rispetto a valori come etica, giustizia e legalità?

Secondo il mio modestissimo parere, non servono nuove idee e non serve una nuova San Giorgio ma idee NUOVE e una SAN GIORGIO NUOVA, non un vestito nuovo per idee vecchie, ma un approccio NUOVO, una novità che recide il vecchio come il taglio netto recide la tela di Fontana!!!

Non servono nuove facce, nuove idee nel senso di altre facce ed altre idee, servono facce DIVERSE da quelle di prima, idee DIVERSE da quelle di prima, e la diversità, signori miei, di questi tempi non è altro che concretizzare la normalità delle leggi e del diritto!

Oggi la novità vera è la normalità, non programmi e idee galattiche...un solo punto all'ordine del giorno: rispetto dei doveri e rivendicazioni dei diritti dell'uomo, dell'ambiente e degli animali...tutto il resto è ricaduta di questa unica e semplice norma!
Tuttavia, la tensione verso questa normalità, ora come ora, secondo me, a San Giorgio, anche se c'è chi si fregia dell'aggettivo "nuovo", non c'è ancora...la normalità è una sfida troppo grande e richiede un coraggio che gran parte di chi fa politica a San Giorgio non ha.

Anche si fregia dell’aggettivo “nuovo”, infatti, secondo me, ha perso una grossa occasione per mostrare a tutti di essere veramente un elemento di discontinuità, quello che io definisco come il grande taglio col passato, incisivo come la tela squarciata di Fontana, e questa occasione l’ha persa anche grazie a due errori notevoli: il nome che si è data questa nuova realtà civica e politica e i coordinatori del cosiddetto laboratorio civico.
E adesso vado a spiegare cosa intendo.

Partiamo dal nome, un nome, Nuova San Giorgio, che già da sé fa pensare ad una nuova realtà sì ma non ad una realtà nuova, ad un nuovo progetto sì ma non ad un progetto nuovo…se solo l’aggettivo “nuova” fosse stato posposto (ed è la stessa grammatica italiana, non io, che lo afferma, dal momento che l'aggettivo si pospone al nome quando il nome ha molta importanza e deve essere notato da chi legge, mentre si antepone quando l'attenzione deve essere posta più sul nome che sull'aggettivo… quindi, l’aggettivo si antepone ogni volta che esso ha senso generico oppure quando esprime una qualità essenziale del nome mentre,si pospone per dare un valore più intenso all'aggettivo)si sarebbe data, anche dal punto di vista della comunicazione, una percezione di novità vera per una volontà progettuale che, e questo mi sia consentito, per il momento resta solo presunta……
Siamo, infatti, secondo il mio modestissimo ed umilissimo parere, di fronte alla solita minestra riscaldata servita nel servizio di piatti buono di porcellana inglese!!!

E questo mio pensiero è chiarito attraverso l’anali del secondo punto di cui sopra:i coordinatori del Laboratorio civico, presentati in pompa magna qualche settimana fa.
Su tre coordinatori, due hanno una storia personale e lavorativa che li radica profondamente nel mondo cattolico locale e diocesano, cosa che, senza voler essere né maliziosi né malpensanti, fa immediatamente pensare alla necessità di avere all’interno del laboratorio civico una componente forte, anche e soprattutto in termini di bacino di voti potenziali, legata alla Chiesa e a quel mondo politico di centro che a San Giorgio è stato da sempre e in grandissima parte Democristiano prima, Margheritino poi e attualmente del Partito Democratico. Facce mai viste sui manifesti elettorali, sì è vero, ma facce che vogliono essere solo una calamita volta ad intercettare quel voto cattolico che si contrappone all’attuale dominio del centro sinistra.

Che altro dire, quindi?

Ancora una volta, come è stato finora per il centro sinistra, siamo di fronte ad una spasmodica ricerca, da parte del centro destra stavolta, solo ed esclusivamente dei voti e non di fronte alla volontà di creare partecipazione democratica alla vita politica ed amministrativa del paese e, conseguentemente, consenso.

Creare consenso è troppo laborioso e lungo, qui, invece, si tratta di vincere le elezioni amministrative di primavera!!!

Verrebbe quasi da dire che “tutto cambia perché nulla cambi” e mutuare per San Giorgio quanto accadeva nella Sicilia del Gattopardo: come in Sicilia l’avvento del Regno d’Italia appare al Principe di Salina come un mutamento senza contenuti perché quello che non muta è il carattere dei siciliani stessi, così per San Giorgio, dominata per oltre cinquant’anni da un concetto di politica feudale piuttosto che partecipata, l’avvento improvviso di una realtà politica, almeno apparentemente diversa da quella che finora ha dominato, non è determinante perché c’è alla base della comunità l’incapacità di cambiare un modo d’essere ormai radicato.

E’ dunque qui che si deve intervenire, su questa maledetta incapacità della gente di modificare se stessi e il proprio approccio alla politica che, seppur ormai non più condiviso, si è consolidato nel tempo ed è duro a scalfire.
E certo non si può pretendere di ottenere risultati eclatanti in soli cinque mesi di laboratorio, che poi è il tempo che ci separa dalle amministrative di primavera.

Tuttavia, non voglio essere totalmente pessimista: mi auguro, anche in previsione del Natale e del nuovo anno che è alle porte, che qualche risultato in termini di cambiamento dell’attuale stato dormiente del pensiero e dell’azione civica, si possa ottenere, il che significa, per me, che anche un solo cittadino sangiorgese esca dal chiuso della sua casa, del suo esercizio commerciale, del suo ufficio e decida di mettersi in gioco come cittadino che partecipa alla vita del suo paese per il bene della comunità mettendoci la faccia ed esponendosi in prima persona.
Del resto, e lo diceva Gandhi, non una emerita sconosciuta quale io sono: «Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo».

giovedì 16 dicembre 2010

Una mattinata di ordinaria follia all’ASL di Via XXIV Maggio

Stamattina mi sono recata alla struttura ASL di via XXIV Maggio a Benevento per un una visita specialistica ed ho potuto verificare sul campo la gran quantità di disservizi che gli utenti sono costretti a subire quotidianamente.

Voglio rendervene partecipi e soprattutto voglio invitare tutti quanti leggeranno questa mia breve nota a non fermarsi alla mera considerazione che “qua le cose vanno tutte storte” bensì a denunciare gli episodi negativi e a sollecitare le autorità competenti per la loro correzione.

In realtà, il disservizio inizia già prima di arrivare a via XXIV Maggio, dal momento che, all’atto della prenotazione telefonica mi era stato detto di recarmi alla struttura ASL di Via Avellino perché lì era sito l’ambulatorio di cui avevo bisogno.
Così ho fatto, dopo una strenua ricerca di un posto dove parcheggiare l’auto, ma alla mia richiesta di informazioni su dove fosse sito l’ambulatorio mi viene detto che il medico che stavo cercando ormai da due anni non prestava più servizio alla struttura di Via Avellino bensì a quella di via XXIV Maggio.

Prima incazzatura con smadonnamenti vari.

Mi reco, allora, alla sede ASL di Via XXIV Maggio e mi accorgo che non c’è più la cassa per il pagamento del ticket bensì un’unica cassa automatica, il cui utilizzo non è il massimo della semplicità, in particolare per gli utenti anziani, che poi sono una parte considerevole dell’utenza totale delle prestazioni ASL.
La fila alla cassa automatica, infatti, è notevole sia perché diverse nonnine non sono capaci di farla funzionare sia perché ogni tanto non dà il resto, causando le ire furibonde delle utenti non solo contro la cassa ma anche contro l’aumento indiscriminato dei ticket sanitari!
Arriva il mio turno e, meraviglia delle meraviglie non si riesce a capire quale sia l’importo che devo digitare sul display della cassa…l’unico aiuto viene da un foglietto attaccato al muro con lo scotch sul quale sono indicati sì gli importi per le diverse prestazioni sanitarie ma per numerose di esse sono presenti anche diverse correzioni fatte a penna, cosa che impedisce di capire innanzitutto quale sia l’informazione giusta (quella scritta a penna o l’altra) e soprattutto se l’informazione offerta sia attendibile oppure no dal momento che non si sa chi abbia fatto quelle correzioni (non ci sono timbri dell’ASL, non ci sono firme degli impiegati competenti, nessun indizio insomma).
Senza che ci sia nessuno nelle vicinanze che mi possa aiutare e nonostante tutti cerchino un fantomatico giovanotto che presta servizio civile e che sembra essere addetto proprio a dare le spiegazioni che mi servono, giovanotto che non si trova da nessuna parte, decido di andare a naso e digito: euro 18.90.
La macchinetta mi dà il resto e anche la ricevuta, meno male!

Salgo al piano di sopra e, questa volta seguendo delle efficaci indicazioni, trovo subito l’ambulatorio che cerco…tra un via vai di signore col camice che si affannano tra il bagno ed il distributore del caffè, consegno la mia impegnativa ed aspetto il mio turno.
Dopo qualche minuto, una signora col camice, che non so chi fosse, medico, infermiere, inserviente, amministrativo, o chissà chi, mi dice che il ticket che ho pagato è inesatto e che devo fare una integrazione di 10 euro…scopro, quindi, e sulla mia pelle, che le correzioni a penna sul tariffario erano legittime!

Scendo al piano terra e vado verso la cassa ma, meraviglia delle meraviglie, vedo una fila enorme e le guardie giurate che stanno ritirando i soldi dalla cassa…
M’imbestialisco!

Ma com’è possibile che in un momento di grande affluenza degli utenti le guardie giurate tengano fuori uso (l’operazione durerà in tutto una ventina di minuti) l’unica cassa disponibile?

Non siamo forse di fronte ad una interruzione di pubblico servizio, dal momento che le prestazioni non vengono erogate se prima non si dimostra di aver pagato il ticket?

Chiedo alle guardie di riaprire immediatamente la cassa ma quelli mi rispondono: “signò, e mica noi facciamo di capa nostra? A noi ci hanno comandato!”.., e pure loro hanno ragione, fanno solo il loro lavoro, probabilmente è chi sta sopra di loro che non si pone proprio il problema del disservizio che può creare una situazione del genere!!!

Comunque, dopo mezz’ora circa, riesco a pagare la mia integrazione, vado a fare la mia visita e scopro, fortunatamente, che non sto poi così tanto male come credevo…meno male…finché c’è la salute!

lunedì 6 dicembre 2010

Un impegno per Natale, un impegno per tutti giorni: consumi contenuti, niente sprechi, niente plastica, regali semplici e con materiali di riciclo...

Oggi sono uscita a fare la spesa e all'ipermercato, girando nei reparti tra gli addetti che aprivano imballaggi di ogni tipo per rimpinguiare gli scaffali, mi sono fermata a riflettere sul ruolo del packaging nel commercio e sulle conseguenze che l'eccessivo uso di plastica determina nel ciclo dei rifiuti.

Sembra una cosa normale comperare una cassetta di 6 bottiglie di acqua minerale o un mega flacone da 4 litri di ammorbidente o ancora regali impacchettati con doppi strati di cellophane...
Non pensiamo, sul momento, a quanta plastica ridurremo in rifiuti e al danno che, ahimè, anche noi, come persone singole o come famiglie, stiamo facendo all'eco sistema...
La plastica è ormai un materiale d'uso comune, quotidiano, rinunciarci sembra difficile, e quando, anche solo per un attimo, ci passa per la testa il pensiero che potremmo evitare di comperare quello o quell'altro oggetto in plastica, subito questo pensiero è scacciato dalla riflessione su cosa vuoi che sia il contributo di una sola persona rispetto all'inquinamento globale...
E intanto, questo stesso pensiero fatto da centinaia di migliaia, milioni di persone in tutto il mondo determina, in determinate aree del pianeta, situazioni tragiche quale quella di Napoli, ad esempio...
Eppure lo sappiamo tutti che la plastica è il maggiore fattore di inquinamento del nostro pianeta!
Innanzitutto a causa della sua origine, che risiede principalmente nel petrolio, comporta un primo livello di inquinamento dovuto alla sua estrazione, trasporto e stoccaggio degli idrocarburi; segue il processo di lavorazione del petrolio e della trasformazione in plastica, che comporta la produzione di emissioni nocive per la salute e per l 'ambiente; a questi si aggiungono i residui della produzione, di stoccaggio e smaltimento. Ma tutto questo continua anche quando ha esaurito il suo ciclo al servizio dell'uomo perchè la maggior parte delle plastiche non è biodegradabile, quindi se viene abbandonata nell'ambiente vi rimane per parecchi anni.

Nonostante tutto questo, comunque, noi continuiamo ad utilizzarla!

Non voglio essere retorica, non voglio essere ecologista a tutti i costi, non voglio essere più rompipalle del solito, ma credo che l'impegno di utilizzare quanta meno plastica è possibile ce lo possiamo prendere, per Natale ma anche per tutt o l'anno a venire e per i successivi!!!
Niente più shoppers di plastica nei supermercati (se non ci sarà la proroga da parte del ministro Prestigiacomo, dovrebbero essere eliminate dal prossimo 1 gennaio 2011) ma comode e capienti borse di cotone, detersivi alla spina, cibi e vini sfusi, maggiore uso di imballaggi e borse in carta, cui necessita aggiungere anche un modo di fare la spesa più responsabile, con un occhio particolare ad evitare gli sprechi....

Ce la possiamo fare?