giovedì 8 marzo 2012

8 marzo ovvero la sagra della demagogia

Oggi è l’8 marzo…ogni anno, l’8 marzo è oggetto di miriadi di considerazioni su come realmente dovrebbe essere celebrata questa data…ognuno dice la sua…ognuno strumentalizza questa celebrazione per suo uso e consumo… i commercianti per vendere gadget e mimose, i politici per accattivarsi le simpatie femminili, i comici per fare audience, gli amministratori per consolidare il consenso delle proprie elettrici, gli uomini, in generale, per fare ironia sulle donne o, molto più semplicemente, per provarci con qualcuna in maniera carina…

Sinceramente, dopo lo scorso anno, quando ho visto fallire miseramente l’evento creato dal Comitato Beneventano del “Se non ora quando” a causa delle mire ed ambizioni non politiche bensì molto più meramente di “poltrona” di alcune donne (che quello scopo lo hanno poi raggiunto), ho subito un brutto colpo, dal punto di vista umano e intellettuale e, ancora una volta, mi sono resa conto sulla mia pelle che una cosa sono i valori e le idee e un’altra cosa è incarnarle e portarle avanti senza condizionamenti, politici, sociali o di altra natura.

Oggi è l’8 marzo e questa giornata sarà la solita sagra demagogica (come l’ha definita la cara Cristiana Alicata), oggi ci sarà demagogia a go go, demagogia in tutte le salse, demagogia politica, demagogia sociale, economica e perfino ecclesiale, perché sicuramente anche la Chiesa avrà le sue parole da dire per l’occasione.

E questo gran mix ce lo porteremo appresso anche per qualche giorno visto che ad es, domenica prossima a San Giorgio del Sannio, si siederanno dietro un tavolo a pontificare di donne, economia e società sindaci, assessori, preti, ed onorevoli, insieme, guarda caso, proprio a quelle signore di cui parlavo sopra, quelle donne che, abilmente, oggi hanno ottenuto la loro poltrona e da questa poltrona vengono a raccontare la solita solfa sulle donne che devono riscattarsi e partecipare al cambiamento sociale.

Ma di quale riscatto vanno blaterando? Di quale partecipazione al riscatto sociale?
Riscattarsi significa liberarsi, redimersi da una condizione negativa, e, se permettete, le uniche che dovrebbero spezzare le catene e contribuire veramente al cambiamento sono proprio quelle donne che rimangono costrette in un partito che non cambia e che di nuovo ha solo il nome che copre una vecchia realtà di democristiana memoria, quelle donne che pur di stare al posto dove stanno, accettano una condizione di sudditanza, quelle donne mute nei luoghi dove si decide e parolaie nei convegni e nelle conferenze inutili, quelle donne che parlano soltanto ma quando è il momento del fare sono relegate in un angolino dal potere di quegli uomini cui non si sanno opporre, quelle donne che non sono capaci di liberarsi e che continuano a vivere ed agire nel limbo del “non cambiare mai la via vecchia per la nuova perché sai quello che lasci e non sai quello che trovi”….

Queste donne cadute in trappola ed incapaci di liberarsi non sono certo un modello da imitare, soprattutto a San Giorgio del Sannio, terra di nessuno, terra di conquista politica, terra di speculazioni, terra senza né più fiori né cortesia…

Io non faccio parte di questa categoria, e come me, fortunatamente, molte altre donne…ecco perché questo 8 marzo è nostro, un 8 marzo di ricordo e di sprone, un 8 marzo di azione, e, senza ombra di dubbio, ce lo meritiamo tutto!

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