sabato 24 aprile 2010

La "resistenza taciuta" delle donne partigiane

Chi mi conosce bene sa quanto costante e forte sia il mio impegno per una sempre maggiore presenza delle donne in tutti gli ambiti decisionali, in politica, nella società, in economia, nelle amministrazioni.
Ed è proprio alle donne che è dedicato il mio particolare pensiero per la celebrazione del 25 Aprile, Festa della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista.

Voglio ricordare le donne della “resistenza taciuta”, quelle donne che, chiamate dalla storia a combattere in un mondo in sfacelo, si esposero senza esitare a tutti i rischi della guerra partigiana.

E voglio aprire questa breve considerazione con dei numeri: 35.000 partigiane nei gruppi combattenti, 20.000 staffette, 70.000 organizzate in gruppi di difesa, 638 fucilate o cadute in battaglia, 1750 ferite, 4633 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti, 1890 deportate in Germania.Tuttavia, questi numeri non sono sufficienti a dare la vera dimensione del ruolo delle donne partigiane.
La maggior parte di loro non vollero impugnare le armi, simbolo del potere maschilista, ma presero parte a pieno titolo alla Resistenza civile e si distinsero dagli uomini per i modi e la qualità della loro partecipazione.
Oggi quelle loro azioni possono essere senza dubbio definite come tecniche non violente di opposizione al regime, allora si trattava molto semplicemente di portare e distribuire le provviste e gli indumenti ai partigiani, ma anche il materiale di propaganda clandestino, le armi e le munizioni, organizzare gli scioperi nelle fabbriche, curare i feriti, identificare i cadaveri, assistere i familiari dei caduti, dare un rifugio ai fuggitivi.

Il loro operato fu tanto più eccezionale e di portata storica se si pensa che quelle donne, lo ricordiamo, siamo negli anni ’40, erano cittadine di serie B. Non votavano, non avevo veri e propri diritti ed erano costrette a sottomettersi non solo ad un regime politico totalitario, ma a una cultura sociale fortemente maschilista. Tuttavia negli anni della guerra, e durante la Resistenza in particolar modo, fecero per bene quello che dovevano fare.

Davvero una resistenza sofferta e taciuta, quindi.
Delle femministe ante litteram, altro che Mary Quant e la minigonna!
E’ grazie anche a queste donne se io, se noi donne italiane, abbiamo la libertà di fare tutto quello che quotidianamente facciamo.

Nessun commento:

Posta un commento