lunedì 5 aprile 2010

Un contributo al cambiamento partendo dall'educazione dei bambini: l'opera di Gianni Rodari

C’è una dimensione ludica negli scritti di Rodari, capace di creare uno splendido connubio fra favola e pedagogia.

C’è pedagogia applicata in Rodari, nel senso che essa finisce per permeare, sommessamente, situazioni e contesti dei suoi racconti. La fantasia, fattore dominante, la tiene a bada, ma non la sopprime mai definitivamente. Rodari amava raccontare ai bambini storie senza finale, che essi stessi dovevano sviluppare e concludere. In questo modo egli faceva, spontaneamente, educazione alla creatività, creando proficui stimoli alla fantasia e all’immaginazione.

Rodari sapeva che l'infanzia è costitutiva di un processo in cui il bambino cresce, con i suoi tempi. Egli sapeva anche che il bambino, tutt’altro che avulso dalla realtà, impara giocando. Questo obiettivo era rafforzato dalla sua intensa esperienza di maestro elementare, di educatore che si cimentava sul campo, attuando i migliori precetti della pedagogia.

Ed ecco che la favola tocca la realtà quotidiana, i problemi sociali e familiari, in chiave ironica e ludica, attraverso l’immaginazione più viva.
Perfino dai vizi dell’umanità possono scaturire finali divertenti e inaspettati.
L’immaginazione deve avere il suo posto nell’educazione, per far sì che la favola diventi strumento di conoscenza della realtà.

In Rodari si compie così uno straordinario connubio fra favola e pedagogia, perché era davvero convinto che tutto questo potesse contribuire ad educare la mente:

I bambini capiscono più di quello che noi sospettiamo (…)”.

Rodari sapeva bene che:
valorizzare la fantasia e la creatività infantile significa creare le condizioni per uno sviluppo armonico ed equilibrato della personalità.

La fantasia fa parte di noi
come la ragione:
guardare dentro la fantasia
è un modo come un altro
per guardare dentro noi stessi


scriveva Rodari e la sua grande novità è proprio questa: " Bisogna fare l’uomo a partire dal bambino" , bisogna fare di ognuno una individualità, un intellettuale libero, critico. A partire dall’infanzia.

Si apre allora un'autostrada per la nostra riflessione: quanto è attuale il pensiero di Rodari? .
Faccio mia una affermazione di Franco Cambi (uno dei più autorevoli e operosi specialisti di teoria e di storia dell'educazione dell'Italia d'oggi):

"Siamo in un tempo che vede disfrenarsi l’affermazione della tecnologia. Noi siamo sempre più animali tecnologizzati. La tecnologia si sta impadronendo anche della coscienza, del pensiero, quindi, di quel luogo dove gli anticorpi al tecnologico potevano essere radicati. Raffaele Simone [uno dei maggiori studiosi europei di linguistica e filosofia del linguaggio e della cultura] lo ha detto con grande precisione nel suo volume “La terza fase”. Stiamo entrando in una terza fase del pensiero che non ci deve rasserenare. Pensiero sempre più linearizzato, semplificato, ridotto secondo gli schemi dell’inferenza logica. E la fantasia? Non ci serve più mica tanto! Nel tempo dello sfrenarsi della tecnologia non abbiamo bisogno di pensiero fantastico che guardi oltre. Stiamo entrando in una fase di pensiero computerizzato che ha al centro la logica del computer, che è una logica lineare, conformata e conformatrice. C’è attualità allora per Rodari? Io direi: c’è proprio nella sua inattualità. Perché ci parla di un mondo inattuale, e perciò attualissimo! Noi rischiamo di perdere la capacità di costruire anticorpi in una società che è sempre più convergente, sempre più conformistica, sempre più dominata dai mezzi di informazione di massa che linearizzano perfino le strutture del pensiero in modo da vietare che si costruiscano anticorpi rispetto alla realtà del presente.
Quindi, Rodari ci è ancora un Maestro indispensabile
!"

(Il contributo integrale di Franco Cambi, dal titolo "Rodari è "utile" ancora?" è disponibile qui)

N. B. : il prossimo 10 aprile ricorrerà il trentennale dalla morte di Rodari...qualcuno se ne ricorderà?
io sì e in tempi non sospetti!

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