Una micro tassa sulle transazioni finanziarie, pari allo 0,05% del valore di ogni transazione sui mercati finanziari, potrebbe generare su scala mondiale fino a 655 miliardi di dollari l'anno: una cifra importante per rilanciare le politiche sociali nel Nord e nel Sud del mondo nonostante gli effetti della crisi economica globale - dice Andrea Baranes, portavoce della Campagna “zerozerocinque”.
Purtroppo il Governo Italiano, rappresentato a New York non dal presidente del Consiglio, ma dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha assunto una posizione attendista ribadendo in più occasioni, anche per voce del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che una tassa sulle transazioni finanziarie sarebbe una sorta di utopia eticamente valida, ma realizzabile solo su scala mondiale. Invece, studi autorevoli hanno dimostrato che, anche se applicata nella sola zona euro, una piccola tassa sulle transazioni finanziarie frenerebbe gli eccessi speculativi senza scoraggiare gli investimenti di medio-lungo periodo. La Gran Bretagna, ad esempio, già applica una forma simile di tassazione, senza che la City di Londra abbia perso la sua capacità di attirare investitori”.
La tassa - spiega ancora Baranes - potrebbe essere applicata inizialmente alle operazioni più altamente speculative, come quelle degli hedge funds o quelle su titoli derivati che sono state all'origine della crisi finanziaria del 2008-2009 e di cui tutti stiamo ancora pagando le conseguenze nel Nord e ancora di più nel Sud del mondo. Auspichiamo davvero che il Governo Italiano approfondisca la questione e sostenga con forza la proposta avanzata da Francia e Spagna al summit di New York».
“La tassazione della finanza speculativa e della iperattività tipica delle banche d'affari - sostiene Giacinto Palladino della Fiba-CISL - è un'iniziativa di equità fiscale e sociale. All'acme della crisi più violenta che mina la coesione interna degli stessi Stati sviluppati, il ricavato della "0,05" tornerebbe utile per numerosi interventi nell'interesse delle comunità, a partire dal raggiungimento degli Obiettivi del Millennio."
L'Italia si è presentata al Summit con gravi ritardi nel mantenere il suo impegno finanziario per raggiungere gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Non solo. Rispetto ai traguardi concordati a livello europeo, il nostro paese finora è responsabile del 40% del deficit UE per quanto riguarda gli aiuti ai paesi più poveri.
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