lunedì 16 agosto 2010

Il Comune di Benevento censurato e diffidato dalla Soprintendenza per i beni Archeologici...che bel Ferragosto!!!

(da Il Mattino.it del 15 agosto 2010)
Comune censurato per il Parco Cellarulo. Anzi, censurato e diffidato. È stata la Soprintendenza a contestare alcune imprecisioni storiche riportate nel cartello posto all’ingresso dell’area, oltre a mettere in mora l’ente per danni prodotti alle preesistenze del Parco archeologico e del verde di Cellarulo.

Si tratta di una vasta area alla confluenza dei fiumi Sabato e Calore, alle spalle della basilica della Madonna delle Grazie. Il Parco, inaugurato con grande enfasi dagli amministratori comunali il 15 luglio scorso, presenta sentieri e piste ciclabili laddove era stata in gran parte realizzato l'asse interquartiere rione Libertà - rione Ferrovia, opera mai completata a causa del ritrovamento di un’importante area archeologica di età romana.

Il Parco non è piaciuto soprattutto all'associazione "Altrabenevento”, alla quale aderiscono Gabriele Corona e Vincenzo Fioretti, due dei fondatori, insieme all'avvocato Ciccio Romano e al professor Gianni Dell'Aquila, del Comitato "Giù le mani" che, nel 1991, contrastò anche con una petizione sottoscritta da 10.000 cittadini, la costruzione della strada per tutelare e valorizzare i reperti rinvenuti.

Ora ”Altrabenevento” segnala che nel parco appena inaugurato proprio i reperti archeologici non sono visitabili perché in gran parte coperti da teli in quanto, dopo 19 anni, non sono state effettuate opere di restauro o di tutela. Solo un piccolo cartello installato dal Comune a ridosso degli scavi fornisce ai turisti poche essenziali informazioni. Si legge a stento che "la cinta urbica racchiude un ampio quartiere con isolati orientati nordest-sudovest a carattere residenziale ma soprattutto produttivo, come indicano le numerose fornaci attive fino al II-III secolo d.C. L'estensione della città romana fino all'ansa del fiume Calore in contrada Cellarulo - si legge ancora - è stata confermata da ritrovamenti e scavi degli anni 1990-1998 e dalle attività di diagnostica archeologica condotta nel 2001. Le ricerche del 2008-2009 hanno ampliato le conoscenze portando tra l'altro alla individuazione dei piani di posa degli edifici risalenti alla fondazione della colonia latina del 268 avanti Cristo".

Sul cartello, è riprodotta anche una mappa dei reperti rinvenuti con le relative datazioni storiche, assolutamente illeggibili. Ora però, alle critiche dei visitatori si aggiungono, come detto, le formali contestazioni proprio da parte dell'ufficio competente alla tutela dei reperti e alla loro valorizzazione, cioè la Soprintendenza per i Beni archeologici di Salerno Avellino e Benevento. La soprintendente, Maria Luisa Nava, ha inviato al Comune di Benevento una raccomandata con la quale, dopo aver constatato che nel parco è stato installato un cartello senza la sua preventiva autorizzazione, "diffida l'amministrazione a rimuovere il suddetto pannello, che contiene peraltro evidenti imprecisioni relative alla indicazione delle aree oggetto, negli anni scorsi, di diverse campagne di scavo".

Insomma una censura al Comune soprattutto per le informazioni storiche contenute nel cartello. E non si limita a questo la soprintendente, che aggiunge: "Con la occasione si richiama ancora una volta l'improcrastinabile necessità di provvedere al restauro e alla conservazione delle strutture archeologiche portate alla luce, secondo le indicazioni impartite ripetutamente dalla scrivente".

"Avendo già verificato danni, gravi cedimenti e crolli alle strutture - scrive la soprintendente - nel mettere formalmente in mora per la conservazione delle stesse codesta amministrazione, comunica che, qualora i dovuti interventi conservativi non fossero posti in essere entro 60 (diconsi sessanta) giorni dalla data della presente, procederà alla valutazione dei danni ed alla conseguente richiesta di risarcimento".

L'amministrazione ha tempo fino al 29 settembre per avviare l'opera di tutela dell'area archeologica del Parco di Cellarulo, che evidentemente è stato aperto al pubblico troppo frettolosamente e senza la adeguata valorizzazione proprio della sua entità essenziale: il bene storico.

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