martedì 8 marzo 2011

«Studiate e siate libere...», lettere di Fawzia Koofi alle sue figlie...ovvero l'8 marzo tutti i giorni...

La storia di una donna coraggiosa di 35 anni, prima ad essere eletta vice presidente del parlamento afgano, una donna che lotta per la causa femminile e i diritti di chi non ha voce. Per lei ogni giorno potrebbe essere l'ultimo. Per questo quando si allontana da casa scrive una lettera alle figlie...

Dalla seconda di copertina del libro "Lettere alle mie figlie" di Fawzia Koofi:
Da noi, le figlie non sono le benvenute. Io, diciannovesima di ventitré fratelli, fui abbandonata da mia madre sotto il sole cocente dell'Afghanistan affinché morissi. Malgrado le numerose bruciature sono sopravvissuta, diventando la sua figlia preferita. Questa è stata la mia prima vittoria. Mio padre, per venticinque anni membro del Parlamento, era un uomo incorruttibile, molto legato alle tradizioni del nostro Paese. Venne ucciso dai mujaheddin. Fu allora che mia madre, analfabeta, decise di mandarmi a scuola: sono stata la prima femmina, in famiglia, a ricevere un'istruzione. Mentre infuriava la guerra civile, sono diventata insegnante di inglese, poi ho studiato medicina. Ho sposato l'uomo che amavo e gli ho dato due meravigliose bambine. Ma l'arrivo dei talebani ha suonato l'ultimo rintocco per la libertà. Mio marito, dopo aver subito lunghe torture in carcere, è morto di tubercolosi e io, imprigionata dal burqa, ho sentito la rabbia crescere in me. Da quel giorno la mia voce si è levata per difendere coloro che soffrono. Oggi che sono parlamentare, so che ogni ingiustizia e sofferenza che posso alleviare compensa in parte ciò che non ho potuto fare prima: salvare la vita di chi è abbandonato da tutti"

Una delle lettere:
"Care Shuhra e Shaharzad, oggi andrò a Faizabad e Darwaz per un incontro politico. Spero di tornare presto e di rivedervi, ma devo dirvi che potrebbe non succedere. Ho ricevuto minacce di morte a causa di questo viaggio; forse stavolta quelle persone riusciranno nel loro intento. Essendo vostra madre, mi addolora moltissimo dirvi questo. Ma, vi prego, sforzatevi di capire che sacrificherei di buon grado la mia vita per un Afghanistan pacifico e un futuro migliore per i bambini di questo Paese”.

Interviste a Fawzia Koofi:
- l'Unità
- la Repubblica
- il fattoquotidiano
- Terra

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