mercoledì 9 marzo 2011

Le donne che leggono sono pericolose

"Le donne che leggono sono pericolose" è il titolo di un libro, pubblicato nel 2007, da Stephan Bollmann, professore all'Università di Monaco, ed Elke Heidenreich, conduttrice e autrice per la radio e la televisione tedesche.
E’ un’interessante analisi sociologica e storica del rapporto con i libri e la lettura da parte delle donne, il tutto visto attraverso opere d’arte di pittori e fotografi più o meno famosi.
Tra le immagini proposte in Le donne che leggono sono pericolose non ci sono uomini. Ci sono solo donne che leggono. Donne, vecchie e giovani, in giardino, sul divano o a letto, con i volti sognanti o concentrati, nude, in déshabillé o magnificamente vestite, di cui vediamo le braccia, i capelli, il capo chino, ma raramente scorgiamo gli occhi: solo quando hanno appena finito di leggere e alzano per un istante lo sguardo riusciamo a intravederne l’espressione ancora sognante. Da Simone Martini a Rembrandt, Vermeer e Fragonard, da Matisse, Heckel e Hopper fino alla famosa fotografia di Eve Arnold con Marilyn Monroe che legge l'Ulisse: questo libro mette in scena una galleria di figure affascinate e affascinanti. Attraverso dipinti, disegni e fotografie, questo volume racconta la storia appassionante, piena di bellezza, grazia ed espressività, della lettura femminile dal XIII al XXI secolo.

Interessante anche la prefazione storica, in cui viene narrato il percorso evolutivo di questo rapporto, da quando alle donne era vietato leggere, in quanto la lettura era ritenuta deleteria per la salute delle donne(nel 1791 ad es. la lettura era considerata portatrice di catarro, flatulenza, costipazione, “per tutti ma in particolare per il sesso femminile”), a oggi, in cui, per fortuna, è proprio la componente femminile della società a rappresentare la maggior fetta del pubblico editoriale.

Scriveva Heinrich Böll anni addietro (nel suo saggio "Leggere rende ribelli"): i lettori sono gente pericolosa, gente capace di puntare il dito su ogni voce, gente che insiste a pensare con la propria testa e magari finisce a non credere più in nulla.
E proprio per questo motivo, proprio perchè, attraverso la lettura, le donne hanno trovato un modo per emanciparsi, le donne che leggono hanno sempre fatto paura agli uomini.
Non a caso, sui roghi dell’Inquisizione andavano in cenere soprattutto donne e libri!
E oggi, anche se non si bruciano più nè libri nè streghe, le donne che leggono continuano ad essere pericolose perchè, anche se è banale, leggono, pensano, riflettono, e chi riflette si fa un’opinione, echi ha una sua opinione si differenzia e, di conseguenza, è un nemico del “sistema”.

La prefazione dell'edizione italiana di questo libro è di Daria Bignardi:
Un titolo come «Le donne che leggono sono pericolose» sembra portare con sé un sottotitolo invisibile: le donne che leggono sono delle rompiscatole. Già immagino i commenti maschili: «Perché le donne che leggono se ne vantano così tanto? Gli uomini non lo fanno». A dirla tutta non me lo immagino: l’ho sentito dire, veramente, da mio marito.

Le donne che leggono sono pericolose soprattutto per se stesse. Ci sarà un motivo se la storia dell’umanità ha ritardato la lettura alle donne: la natura sapeva che avrebbe complicato loro la vita. Comunque sia, pazienza: leggere è meraviglioso, è forse l’esperienza più emozionante della vita, quella che ti accompagna più a lungo, dall’infanzia alla morte.

Io sono stata una lettrice compulsiva. A quattro anni leggevo. A otto avevo letto praticamente tutti i libri per bambini esistenti e a tredici la maggior parte dei classici russi e francesi. Ma avrei letto anche Dan Brown, se fosse esistito negli Anni Settanta e l’avessi trovato in casa: leggevo tutto. Dall’etichetta dell’acqua minerale a Donna Letizia su Grazia di mia madre, alla Selezione del Reader’s Digest a cui era abbonata mia sorella. Un libro al giorno, cinque giorni la settimana, perché il sabato e la domenica andavamo in campagna. I libri erano per la casa, che stava dentro la città, che stava dentro la nebbia. C’era una grande nebbia a Ferrara ed era una bella scusa per starsene arrotolati sul divano a leggere. Venti libri al mese. Duecentoquaranta libri all’anno. E quando ero malata, cosa che succedeva spesso perché soffrivo di tonsillite, facevo le «orge», come diceva mia madre: uno, due, anche tre libri in un giorno. Prima dei diciotto anni avrò letto tremila libri. ma così: voracemente. Senza un piano, senza un criterio, senza un controllo, bulimicamente. Un vizio. Piacevole, come tutti i vizi, ma meno dannoso di altri.

Le donne che leggono sono pericolose perché non si annoiano mai e qualunque cosa accada hanno sempre una via di fuga: se ne infischiano se le fai troppo soffrire perché loro s’innamorano di un altro libro, di un’altra storia, e ti abbandonano.

Oggi non leggo più come a nove anni: non ho più tempo. Quando va bene leggo un libro la settimana e spesso nemmeno: solo in vacanza faccio le «orge» come quando da bambina avevo la tonsillite. [...]

Le donne che leggono sono pericolose perché nutrono i loro sogni e non c’è nulla di più rivoluzionario di una donna che sogna di cambiare la propria vita: se lo fa, farà la rivoluzione, se non lo fa seminerà il terrore.

NON AMO CHI NON LEGGE
Mia nipote Annalena ha ereditato i gusti di sua madre, mia sorella: adora «quel che non avevo mai letto prima, tutti i romanzi di Fruttero e Lucentini. E poi tutto Philip Roth e soprattutto Giorgio Bassani, che leggo e rileggo in continuazione da quindici anni». «Pensa», dice con orgoglio perché è antifemminista, «neanche una donna tranne Anne Tyler, quella di Quasi un santo. Le altre una noia. Italiane zero, anche se Elena Ferrante ha un suo morboso perché. Mary McCarthy, Il gruppo, figata assoluta, ma è un libro soltanto».

Renata, la mia migliore amica, è il suo opposto: legge quasi solo libri scritti da donne. Soprattutto romanzi spagnoli in lingua originale e romanzi indiani. Più sono lunghi più le piacciono: certi mattoni. E Francesca, che vorrebbe essere una fanciulla dell’Ottocento, fare conversazioni brillanti, cambiarsi d’abito per pranzo e organizzare battute di caccia alla volpe e invece lavora con me in televisione, legge solo in inglese e preferibilmente autrici inglesi: Vita Sackville-West, Virginia Woolf, Jane Austen... poi George Eliot, Edith Wharton, le sorelle Brontë, le prime cose di Antonia Byatt, Sue Townsend e la sua gloriosa serie di Adrian Mole... Non ho mai avuto un’amica che non leggesse: non potrei diventare veramente amica di una donna che non legge. Né amare un uomo che non legge, ça va sans dire...

Una delle cose che più mi piacciono in questo libro è il racconto di dove leggono donne. Io da ragazza leggevo in poltrona come la fanciulla di Fragonard: ora leggo distesa sul divano, come Maria Adelaide di Francia ritratta da Liotard, ma senza cappellino. O ancor meglio come la signora tornata dal ballo di Ramón Casas y Carbo: abbiamo il divano verde salvia uguale, ma il suo è più pulito. Però non so come faccia la signora Vighi a leggere in poltrona con quel vestito da sera rosso, a momenti qualcuno le chiederà di uscire e addio lettura.

COM’È TRISTE MARILYN
Mia suocera Alessandra legge su una sedia come l’Arlésienne di Van Gogh, col libro appoggiato sul tavolo. Renata quando può legge all’aperto e sogna, come la dama ritratta da Vittorio Matteo Corcos sulla panchina, alla quale assomiglia un sacco. Io invece leggo meglio al chiuso. E molto vestita. Non potrei mai leggere nuda come le ragazze di Roussel, Hopper o Vallotton. Meno che mai nuda e in piedi come la fanciulla ritratta da Albert Marquet. In costume da bagno nel bosco poi, come Marilyn Monroe ritratta da Eve Arnold, nemmeno morta.

La foto della Monroe è forse l’unica immagine del libro che mi fa tristezza. Sarà che Marilyn legge l’Ulisse di Joyce, un libro che non ho mai amato, o che lo fa con tale evidente perplessità e incostanza, oppure è il suo abbigliamento improbabile... non posso fare a meno di pensare che se Marilyn avesse letto meno accidentalmente, senza far filtrare le sue letture da nessun Arthur Miller, avrebbe fatto una miglior fine.

A letto, naturalmente, leggere è fantastico, soprattutto se si è malati, con le pile di libri che crollano tra le coperte, le tazze di camomilla, le medicine che profumano di canfora. Si passa dal libro al sonno e dal sonno al libro in un limbo meraviglioso di riposo, pigrizia e solitudine. La solitudine è essenziale per leggere. L’ideale è essere soli nella stanza: meglio ancora se tutti dormano ancora. Essenziali anche tazze e bevande: la mia tazza da tè preferita da lettura è stata per anni una tazza di Fornasetti a forma di gatto: poi qualcuno l’ha rotta e ora la mia preferita è una tazza russa di smalto blu coi bordi dorati. Ma invidio molto quella gialla del dipinto di Charles Burton Barber, Ragazza che legge con carlino. E le invidio anche il cane che le sta in braccio mentre legge e sembra leggere con lei.

Strano che non ci siano gatti in questo libro: solo tre cani, qualche bambino, un paio di uomini, qualche amica.

Libri, bambini, tazze da tè, amiche, vestiti, animali. Rari fidanzati. In questo libro di donne che leggono, c’è tutto il mondo delle donne. Dannate rompiscatole, è vero. E allora?



GALLERIA DI IMMAGINI


Jean-Jacques Henner, La lettrice, 1883

James Jacques Tissot, Silenzio

Franz Ebyl, Fanciulla che legge, 1850

Eve Arnold, Marilyn legge Ulisse, 1954

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