sabato 26 gennaio 2013

...per cambiare ci vuole coraggio...

...Ci vuole coraggio per rompere con le convenzioni seguire con determinazione il proprio cuore.... Ed è così anche per per tutti i tipi di aggregazioni umane e sociali che, ricordiamocelo, sono fatte da persone e non solo da strutture e processi e si interfacciano con persone, non solo situazioni, tematiche e problemi... ci vuole coraggio per fare un passo avanti, ed a maggior ragione ci vuole coraggio per farne tre. Fare un passo avanti è abbastanza facile, ma non basta. Si ha l’illusione di aver conquistato un vantaggio sugli altri, ma spesso il margine acquisito può essere facilmente eroso... Far due passi è una bella tentazione, è sicuramente un momento innovativo, ma ancora una volta può non bastare... Fare tre passi avanti, invece, vuol dire assumersi il rischio di cambiare le regole del gioco...tutte le forme di aggregazione umana e sociale che sono consapevoli che per innovare veramente bisogna compiere tre passi sono quelle che sanno creare la generazione successiva! Alcide De Gasperi diceva: “La differenza tra un uomo politico e uno statista è la seguente, mentre il primo pensa alle prossime elezioni, il secondo pensa alle prossime generazioni”. Credo che la stessa considerazione valga anche tra fare un passo (pensare ai risultati a breve) e fare tre passi (pensare agli interventi strutturali). Fare tre passi è difficile. E’ difficile farsi capire, convincere gli altri, costruire qualcosa. Nella maggior parte delle aggregazioni umane e sociali, l'individuo preferisce stare al centro di quella che viene chiamata “curva a campana”, che altro non è che la rappresentazione grafica della maggior parte delle misurazioni. Prendiamo ad esempio la statura, da una parte ci sono i nani, dall’altra i giganti, ma la maggior parte delle persone tenderà a collocarsi al centro della curva, nella zona della statura media. Quelli che si reputano troppo bassi o troppo alti e per questo inadeguati e non agiscono con vigore, rischiano non solo di tarparsi le ali della crescita individuale e di gruppo, ma di perdere anche le posizioni già acquisite. Ma la cosa bella della curva a campana è che ci sono persone che gravitano spontaneamente verso una sua certa parte. C’è chi, si vada lenti o veloci, decide di stare sempre qualche passo dietro agli altri, c’è chi tende a stare nel gruppo, e c’è chi si adopera nel cercare di essere sempre qualche passo avanti. Il segreto, di una semplicità disarmante, è quello di non aspettare che le cose cambino per cambiare la propria posizione sulla curva, ma cambiare istintivamente il proprio punto sulla curva. Se ci si abitua ad essere eccezionali (nel senso di porsi come eccezione) probabilmente lo si resterà per sempre. La differenza è sempre tra chi sceglie dove porsi rispetto alla curva, e chi lascia che sia la curva a decidere per lui. ....

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