E' un libro sul più noto campo di concentramento nazista, ma non è il "solito" libro su Auschwitz...è la descrizione molto dettagliata, attraverso i disegni di un ragazzino, non solo dell' architettura e dell'organizzazione del Lager, ma anche del funzionamento interno, dei tipi di lavoro, dei regolamenti disciplinari, dei problemi igienici, dell'alimentazione.
Thomas era nato e vissuto a Stettino con la mamma e i nonni, mentre il padre, espatriato a Londra, faceva vani tentativi per richiamare a sé i suoi cari. Ad Auschwitz, Thomas fu deportato nel 1943 assieme alla madre, che resistette pochi mesi al lavoro forzato. In base alle regole del Lager, tutti i bambini al disotto dei quattordici anni (e tutti i vecchi) venivano mandati direttamente alle camere a gas, ma Thomas, giudicato robusto e adatto al lavoro, fu sottratto al forno crematorio e, dunque, fu un'eccezione. E a quest'eccezione allude il terribile titolo della sua opera.
Thomas cominciò a fare i suoi disegni nel 1945 durante i quindici giorni di convalescenza a Buchenwald dopo l'evacuazione di Auschwitz e li fece per comunicare al padre, poi finalmente raggiunto a Londra, come aveva passato i due anni di prigionia. Così, il retro dei moduli e dei formulari delle SS diventano 79 disegni cui, solo diversi anni dopo, aggiungerà qualche, essenziale, parola di commento.
Ogni cosa, ogni episodio, ogni traccia, per quanto flebile, di vita, ogni manifestazione, per quanto spaventosa, dell'orrore, viene registrata dai disegni di Thomas. Con il tratto semplice e stilizzato della sua età ma con l'attenzione per il dettaglio del futuro ingegnere, Geve dà vita a un documento di una bellezza straziante nel suo tentativo di sfidare l'abisso con lo sguardo, e le matite, di un bambino. (dal sito Einaudi)
Questi disegni non riscossero subito molto interesse nell'immediato dopoguerra ma, dopo essere stati depositati nel Museo d'Arte dello Yad Vashem di Gerusalemme, sono stati inseriti in mostre itineranti ed in raccolte parziali, fino a quest'ultima che è la raccolta completa.
Qui l'introduzione al libro.
Alcuni stralci molto significativi:
"Avevo tredici anni quando fui mandato ad Auschwitz con mia madre. Era la fine di giugno del 1943. Poiché dimostravo più della mia età, ebbi la fortuna di essere considerato abile al lavoro. I bambini sotto i quindici anni erano inviati direttamente alla camera a gas. A parte un altro ragazzo, uno zingaro di nome Jendros, allora ero il più giovane dei 18.000 internati nel campo di Auschwitz i. Avevo il numero di matricola 127003. Mia madre fu mandata a Birkenau e lavorava alla fabbrica "Union". Purtroppo non sopravvisse. Dopo l'evacuazione di Auschwitz sono stato nel campo di Gross-Rosen, nel gennaio del 1945, e poi a Buchenwald, dove sono stato liberato l'11 aprile 1945. Prima di quel giorno non avevo mai conosciuto la libertà".
"Ero gravemente debilitato e avevo perso le unghie dei piedi per l'attrito contro gli zoccoli di legno e per la denutrizione. Troppo malridotto per lasciare la mia baracca, il blocco 29, quello dei prigionieri antifascisti tedeschi, vi rimasi più di un mese dopo la liberazione del campo. Fu allora che eseguii una serie di settantanove disegni miniaturizzati, a colori, delle dimensioni di una cartolina, per illustrare i vari aspetti della vita in campo di concentramento. Li feci essenzialmente con l'intento di raccontare a mio padre la situazione cosi com'era realmente stata".
"Avevo quindici anni quando ho visto Weimar per la prima volta. La cosa che mi colpiva di più erano i bambini che giocavano per strada".
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