lunedì 1 novembre 2010
L'aneme d' 'o priatorio, l'aneme pezzentelle...
L'aneme d' 'o priatorio, l'aneme pezzentelle, le anime abbandonate del Cimitero delle Fontanelle di Napoli, ossa anonime, accatastate nelle cave di tufo fin dal 1656, l'anno della peste, fino all'epidemia di colera del 1836. Le anime pezzentelle per i napoletanoi sono sempre state un ponte tra l'aldilà e la terra, un m...ezzo di comunicazione tra i mondi dei morti e i mondi dei vivi, segno di speranza nella possibilità di un aiuto reciproco tra poveri che scavalca la soglia della morte: poveri sono infatti i morti, per il semplice fatto di essere morti e dimenticati, e poveri i vivi che vanno a chiedergli soccorso e fortuna. Così i napoletani cominciarono ad affezionarsi a queste anime e anche ai loro resti: adottavano nel vero senso della parola un teschio e da quel punto in poi il cranio diventava parte della famiglia del devoto. Il cranio veniva pulito e lucidato, e poggiato su dei fazzoletti ricamati lo si adornava con lumini e dei fiori. Il fazzoletto era il primo passo nell'adozione di una particolare anima da parte di un devoto e rappresentava il principio affinché la collettività adottasse il teschio. Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al "collo" del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti. A ciò seguiva l'apparizione in sogno dell'anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi.I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva "riconoscere".In sogno comunque la richiesta delle anime è sempre la stessa: tutte hanno bisogno di refrisco.
La frase ricorrente nelle preghiere rivolte alle anime purganti era infatti la seguente: «A refrische 'e ll'anime d'o priatorio». Si pregava l'anima per alleviare le sue sofferenze in purgatorio, creando un vero e proprio rapporto di reciprocità, in cambio di una grazia o dei numeri da giocare al lotto. Se le grazie venivano concesse il teschio veniva onorato con un tipo di sepoltura più degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, secondo le possibilità dell'adottante. Ma se il sabato i numeri non uscivano o se le richieste non erano esaudite, il teschio veniva abbandonato a se stesso e sostituito con un altro: la scelta possibile era vasta.I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perché fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l'anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identità e la sua vita. Il devoto ritornava allora sul luogo di culto, raccontava il sogno, e se l'anima del teschio era particolarmente benevola, si concedeva a tutti di pregare lo stesso teschio determinando così una sorte di santificazione popolare.
Utili erano tutti i tipi di segni che potevano venire alle anime. Così un teschio che non sudava, cioè che non accumulava condensa da umidità, era segno di una sofferenza dell'anima abbandonata e cattivo presagio. In questo caso si chiedeva soccorso a Gesù e, soprattutto, alla Madonna.L'unico mezzo di comunicazione tra i vivi e i morti era il sogno; dai sogni spesso nascono così varie personificazioni delle anime "pezzentelle", ed ecco moltiplicarsi le diverse figure di giovinette morte subito prima del matrimonio, di uomini morti in guerra o comunque in circostanze drammatiche e singolari.Il culto fu particolarmente vivo negli anni del secondo conflitto mondiale e del primo dopoguerra: la guerra aveva diviso famiglie, allontanato parenti, provocato morti, disgrazie, distruzioni, miseria. Non potendo aspettarsi aiuto dai vivi, il popolo lo chiedeva ai morti, e l'evocazione delle anime purganti diventa insieme la concreta rappresentazione della memoria e la speranza di sottrarsi miracolosamente all'infelicità e alla miseria. Preoccupato per il feticismo insito nel culto delle anime pezzentelle, nel 1969 l'arcivescovo di Napoli, card. Corrado Ursi, dispose l'interdizione ai fedeli del Cimitero delle Fontanelle, che veniva riaperto solo in occasione del Maggio dei Monumenti. Il 23 maggio 2010 una pacifica occupazione degli abitanti del Rione Sanità ha convinto l'Amministrazione Comunale a riaprirlo. Da quel giorno il Cimitero è realmente di nuovo accessibile.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento